Letteralmente Pill Mill può essere tradotto come “mulino per pillole”, ed è l’espressione che il nordamerica ha imparato a conoscere da 20 anni per descrivere una struttura illegale che assomiglia a una normale clinica del dolore, ma prescrive regolarmente antidolorifici (narcotici) senza anamnesi, monitoraggio medico o documentazione. Le fabbriche di pillole contribuiscono all’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti e sono oggetto di una serie di iniziative legislative a livello statale. Ed è con tale accusa che fino a ieri era ricercato L. A. P., noto anche come J. P., medico oculista, romano d’origine, trasferitosi per 25 anni in Florida, quando è stato fermato a Gerace ad un posto di controllo da una Pattuglia Radiomobile della Compagnia di Locri.I Carabinieri, insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo, il quale viaggiava a bordo di un’auto condotta da un 66enne originario della locride, e che aveva immediatamente evidenziato il proprio status di appartenente alla professione medica, hanno proceduto ad un approfondito controllo sul 54enne, scoprendo che sul suo conto pendeva una ordinanza di applicazione della misura coercitiva della custodia in carcere (disposta dalla corte d’appello di Roma – sezione seconda penale, in data 20.05.2020, in riferimento al decreto di estradizione del predetto verso gli Stati Uniti, emesso dal ministro della giustizia in data 07.08.2019).
Il P., attualmente associato al carcere di Locri, era stato già arrestato una prima volta nel 2018 e scarcerato per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Dal maggio scorso si era reso irreperibile, quando era stato spiccato nei suoi confronti il nuovo ordine d’arresto dalla Corte d’Appello capitolina. È accusato dal Dipartimento di Giustizia statunitense, insieme ad un altro italiano e cinque possessori di carta verde, di avere gestito cliniche per la cura del dolore in Florida ed in Tennessee, da dove venivano dispensati illecitamente antidolorifici (ossicodone, ossimorfone e morfina): in particolare, secondo lo schema fraudolento, i pazienti si presentavano in cliniche gestite dalla “urgent care & surgery center enterprise – UCSC”, ricevevano farmaci loro prescritti, ne trattenevano una parte e consegnavano la restante agli spacciatori, che avevano pagato loro le visite mediche, per rivendere i medicinali nel mercato nero. Come affermato nell’atto di accusa, il traffico di dodici milioni di dosi di narcotico spacciate in sei anni sotto forma di farmaci per il dolore – ha generato profitti per 21 milioni di dollari e “circa 700 pazienti aziendali UCSC sono morti e una percentuale significativa di quei decessi, direttamente o indirettamente, sono stati il risultato di un sovradosaggio di stupefacenti prescritti.”
comunicato Carabinieri di Reggio Calabria