La complessa gestione legata alla diffusione del Covid, oltre ad esigenze collettive di tutela della salute e del contesto economico, genera delle particolari difficoltà in determinate categorie di persone, cui va indirizzata una più alta attenzione proprio alla luce delle problematiche che vivono quotidianamente e che, in tale frangente di pandemia, risultano ancor più complicate da risolvere, sia dal punto di vista sociale che sanitario. Il mondo dei diversamente abili, infatti, con particolare riguardo all’autismo, necessita di protocolli differenti rispetto quelli standard, sia in riferimento ai diretti interessati che ai loro cari, i quali, ogni giorno, si trovano a rispondere a importanti necessità e, nel periodo che stiamo vivendo, anche agli ostacoli che la protezione dal virus comporta, con un aggiuntivo sovraccarico di responsabilità. Ecco perché mi sono resa disponibile come portavoce, presso il presidente f.f. Antonino Spirlì, di alcune istanze specifiche da me recepite dalla viva voce di Maria Rita Canova, Garante per la persona disabile del comune di Bovalino, e di Vito Crea, presidente di varie realtà dedite alla difesa dei disabili. Quello che si chiede, in estrema sintesi, sono modalità differenti di screening diagnostici per rilevare la positività al virus. Come spiegano coloro che, abitualmente, interagiscono con il mondo dei diversamente abili, infatti, ci si trova spesso di fronte a persone che, a causa di problemi di natura intellettiva, psichica e relazionale, non sono predisposte alla collaborazione, per cui risulta praticamente impossibile sottoporle a un tampone di tipo classico, senza traumi e in tranquillità. Ciò che sarebbe auspicabile, dunque, è prevedere, in assenza di sintomi la somministrazione di un test rapido antigenico, più veloce e meno invasivo e in un secondo step, in caso di positività, quella di un test molecolare, sempre da attuare con specifiche tutele che guardino, in sintesi, alla priorità, così da ridurre i tempi di possibili quarantene preventive o fiduciarie che graverebbero ulteriormente sulle famiglie nonché all’eventuale somministrazione di tampone a domicilio con la presenza del caregiver di riferimento e di un medico. Ed ancora, per i soggetti disabili per i quali è necessaria la sedazione prevedere negli ospedali un supporto specifico, garantendo un accesso in sicurezza e nell’ipotesi di un eventuale e non escludibile ricovero, consentire la presenza costante della figura familiare di riferimento. Conoscendo la sensibilità del presidente Spirlì verso le fasce più deboli della nostra regione, e guardando alle prime azioni intraprese con risolutezza grazie al supporto del responsabile per la gestione dell’emergenza Antonio Belcastro così da garantire il popolo calabrese in questo difficile momento, sono certa che le pratiche di intervento richieste saranno accolte, per dare risposte a tante famiglie che, oggi ancor di più, devono affrontare una battaglia molto dura.
Tilde Minasi, Consigliere regionale Lega Calabria