Egitto. Cresce malcontento, in provincia cortei contro governo

(DIRE) Roma, 2 Ott. – In Egitto, a un anno da partecipate manifestazioni popolari al Cairo, torna a salire la tensione tra cittadini e autorita’. Dal 20 Settembre esponenti della societa’ civile hanno ricominciato a proclamare i “venerdi’ della collera” chiedendo di scendere in strada a manifestare contro il governo, accusato di corruzione, malagestione dell’economia e abusi. Anche per oggi sarebbero previste manifestazioni, che sui social vengono rilanciate con l’hashtag in arabo “venerdi’ scendiamo in piazza a milioni”.
Ad alimentare il malcontento, l’aumento generalizzato del costo della vita, un problema serio per chi percepisce salari bassi oppure ha perso il lavoro durante l’epidemia di Covid-19.
Le marce hanno avuto luogo in particolare nei villaggi di provincia, spingendo i media a soprannominare le proteste come “il movimento delle Jalabeya”, dal nome della tunica diffusa dal Sinai al Sudan, e in Egitto tradizionalmente usata in provincia.
Venerdi’ scorso si sono registrati anche incidenti con le forze di sicurezza, stando a quanto riporta il portale Middle East Monitor: a Blida, nel governatorato di Giza – a sud del Cairo – e’ stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 25enne Sami Wagdy Bashir. Il lunedi’ seguente a Luxor, la polizia ha sparato e ucciso un uomo di fronte alla sua famiglia. La vittima, Awais Al-Rawi, secondo le testimonianze raccolte, si sarebbe opposta all’arresto del fratello, dopo che la polizia si e’ presentata a casa sua per portarlo via, schiffeggiando anche il padre. Ai suoi tentativi, gli agenti hannoaperto il fuoco, uccidendolo.
Due giorni dopo, il corteo funebre per Al-Rawi si e’ trasformato in una nuova occasione di tensioni: blindati della polizia sono intervenuti per disperdere centinaia di persone giunte per seguire il feretro. In un video condiviso dall’emittente El-Sharq Tv, si sentono colpi d’arma da fuoco probabilmente esplosi per allontanare la folla.
Oltre alle morti, c’e’ il problema degli arresti. Secondo media locali, la marcia della scorsa settimana si e’ conclusa con 400 manifestanti ammanettati. Tra questi, c’erano anche 68 minori, che sono stati rilasciati 72 ore dopo.
I dimostranti incarcerati invece sono stati accusati di diffusione di false notizie e adesione a gruppi terroristici.
Tutti reati che, secondo le organizzazioni locali per i diritti umani, vengono usati dal governo del presidente Abdel Fattah Al-Sisi per imbavagliare il dissenso.
Proprio dopo le manifestazioni del settembre 2019 secondo le ong, l’esecutivo avrebbe avviato una campagna di arresti che avrebbe condotto dietro le sbarre centinaia di attivisti, intellettuali e oppositori. (Alf/Dire) 18:12 02-10-20

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