Carissimi reggini, carissime reggine,
rivolgo questo mio messaggio principalmente a quanti, in forza della loro fede, si professano credenti e parte della Comunità della Chiesa Cattolica; estendo, tuttavia, con rispetto e fiducia, le mie parole a tutti voi, cari concittadini, a prescindere dalla confessione religiosa professata, in nome del comune amore alla Città e della condivisa responsabilità per la costruzione di una civiltà profondamente umana, prima ancora che cristiana.
Nei prossimi giorni la nostra città affronterà un momento cruciale per la sua vita sociale e civile: l’elezione del sindaco, e il rinnovo del Consiglio comunale. Sento, quindi, la responsabilità di rivolgermi a voi, porzione di Chiesa che mi è stata affidata, per condividere alcuni spunti e alcune riflessioni in vista dell’appuntamento elettorale. Anche la Chiesa, infatti, è polis e non è possibile per un cattolico, astenersi dalla partecipazione attiva alla vita della città in cui abita: sarebbe un tradimento del Vangelo che, espressamente ci invita ad essere Cittadini degni anche alla luce della fede che professiamo e dei valori che costituiscono l’ossatura dell’essere cristiani. Tali valori rimangono la prospettiva entro la quale si deve muovere la nuova aggregazione politica alla quale i cattolici dovrebbe guardare e realizzare.
La prospettiva di fondo che deve guidare le nostre scelte e il nostro agire all’interno della comunità è quella del bene comune, ossia l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente; implica responsabilità ed impegno, ed è realizzabile solamente se si intende come una meta che supera il bene egoistico ed individualistico.
In una sola parola: o siamo insieme, o non siamo. Finché a Reggio ci sarà chi resta indietro, chi è dimenticato, chi vive all’ombra dei diritti, allora la nostra polis non potrà dirsi completa, ma il suo volto sarà trasfigurato dalle disuguaglianze.
Questa è la prima urgenza che sento di dover condividere con voi: bisogna arginare la piaga dell’emarginazione e dell’esclusione sociale. Non è accettabile che in città esistano ancora dei ghetti in cui le persone vivono in condizioni degradate: Ciccarello, Rione Marconi, Arghillà Nord. Così come non è ammissibile che ancora oggi si debba fare i conti con tante povertà “recluse” nella solitudine delle proprie case, nei ghetti domestici, per carenza di servizi ed opportunità. Dovremo misurare la bontà della nuova amministrazione a partire dalla capacità di integrare chi è messo ai margini: saremo sentinelle attente affinché nessuno resti escluso dai diritti essenziali che ogni contesto sociale e civile deve garantire.
Una sfida fondamentale, questa, che dovrà impegnare la Giunta in un percorso capace di coinvolgere l’intera Città, a partire dalla programmazione di una nuova stagione per le politiche sociali e familiari attraverso la definizione del cosiddetto Piano di Zona. Una sfida da vincere con passione e competenza, senza relegare le politiche sociali e familiari al ruolo secondario troppo spesso assegnatogli in passato, ma ponendo al centro del progetto integrato di Città proprio i cittadini più deboli e fragili.
Anche lo sviluppo, gli investimenti, l’economia, i beni culturali e il turismo sono macro aree alla luce delle quali è necessario maturare la nostra scelta elettorale: Reggio ha bisogno di una visione, di una progettualità che attraversi trasversalmente tutti i settori della vita cittadina. Chi progetta non può farlo a compartimenti stagni, ma deve disegnare un modello integrato e complessivo, che tenga conto di tutte le persone nelle loro svariate condizioni e di tutti gli ambiti del vivere civile. Le singole realizzazioni scollegate da un progetto finalizzato a promuovere e garantire il Bene comune non aiutano a crescere, magari creano consenso, suscitano clamore, ma, a lungo andare, si rivelano inefficaci.
Credo che per garantire una visione ampia serva puntare sull’identità del nostro territorio. Affinché questo avvenga è necessario che ciascuno di noi ami la propria città, coltivandone con passione i pregi e cercando di limitarne i difetti che – ricordiamolo – sono sempre frutto dei nostri cattivi comportamenti e della piaga malavitosa della ‘ndrangheta, che è giunto il momento di contrastare in modo capillare e diffuso, a partire dalla mentalità.
Non possiamo sempre delegare la cura della polis soltanto alla politica: ciascuno di noi è chiamato a prendersi cura del proprio spazio e di quello comune, favorendo la legalità e il Bene comune. Certamente, ai nostri amministratori chiederemo investimenti e progettualità, anche in considerazione del nostro status privilegiato di Città Metropolitana. Quindi riteniamo meritevoli di apprezzamento e condivisione gli intendimenti di coloro che, già in programma elettorale, dimostrano competenze e prevedono un ampio e realistico uso del Pon Metro e delle Risorse comunitarie disponibili alla progettualità ed alla visione in ambito metropolitano, nonché un piano di rientro dal debito che sia attuabile e ben quantificato: la nostra città deve rialzarsi, anche economicamente, e abbiamo le risorse per farlo. Troppo spesso, però, i fondi europei restano inutilizzati: questo spreco deve finire. Lo dobbiamo soprattutto ai giovani, che grazie a quei fondi potrebbero trovare un impiego, dopo essersi formati nelle nostre straordinarie facoltà universitarie, che meritano di essere considerate più e meglio di quanto lo sono state fino ad oggi. L’ambito accademico è una fucina di idee che può contribuire a dare una visione alla città, oltre a giocare un ruolo chiave nella formazione delle necessarie competenze.
La realizzazione di queste progettualità passa dal nostro voto. Per questo è necessario effettuare una scelta consapevole, estranea a logiche di convenienza. Ai candidati chiedo:
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Perché ti sei candidato? La tua è una vera passione per la città e per la res pubblica o sei sceso in campo solo per riempire una lista, soddisfare un impegno che avevi preso, fare un favore a qualche amico o sdebitarti per un favore ricevuto?
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Per chi ti sei candidato? Quale idea, quale progetto, cosa c’è alla base della tua scelta? Quale contributo puoi dare alla città e al suo sviluppo? Verso quale fascia della popolazione pensi di poter indirizzare il tuo contributo amministrativo?
Noi che votiamo chiediamoci:
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Perché andiamo a votare? Solo per dovere, per prassi, per adempiere a un diritto-dovere e rimanere a posto con la nostra coscienza, oppure perché crediamo davvero che il nostro voto conti, ed è un contributo essenziale alla linea di indirizzo politico della polis?
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Per chi andiamo a votare? Pensiamo al compare o all’amico che domani potrà farci un favore, affidandoci un incarico o un appalto? Scegliamo la competenza o piuttosto lo scambio di favori, magari maturato all’interno di contesti di dubbia o sporca appartenenza? Scegliamo chi riteniamo migliore o chi ci ha promesso un tornaconto personale?
Care reggine e cari reggini, adesso, con il nostro voto, possiamo attuare davvero il cambiamento della nostra città. Non sprechiamo questa occasione, non scegliamo in modo superficiale: approfondiamo prima di votare…ci sono rimasti i giorni giusti per capire, discernere e poi scegliere. Individuiamo, tra i candidati, le competenze giuste da premiare con la nostra preferenza.
Dalle scelte delle persone che eleggeremo dipenderà il futuro della nostra Reggio e noi, in qualche modo, ne saremo corresponsabili in virtù della scelta che faremo domenica e lunedì prossimi.
Augurandovi un buon tempo di discernimento e un buon voto, paternamente vi benedico, assicurando per tutti la mia preghiera.
Giuseppe Fiorini Morosini
Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova