Reggio Calabria, debito ingiusto e fantasie elettorali

Se fosse vero che il governo penta-piddino è pronto ad inviare 200 milioni di euro, destinazione Reggio, saremmo tutti lieti dello storico evento, ma, fuori dai goliardici brindisi e dalle timide difese intervenute, sappiamo tutti che purtroppo non è così.
In piena trance propagandistico elettorale, convinto di amministrare un popolo di sprovveduti, Giuseppe Falcomatà continua ad offendere l’intelligenza dei reggini. Non per niente è il 102esimo sindaco (..su 105) per indice di gradimento in Italia.
Con la complice sponda dei compagni di partito a Roma, Falcomatà annuncia la cancellazione del debito del Comune di Reggio. Debito che, come certificato dalla Corte Costituzionale il 23 giugno 2020, ammonta a “..258.837.831,63 euro oltre ad un ulteriore prestito regionale per un servizio obbligatorio di parte corrente pari a euro 64.974.388,27 a fronte di una rata di accantonamento ventennale sottostimata in euro 2.538.485,47 annui”.
C’è un problema, però, che il sig. 102esimo Sindaco omette di raccontare: egli intende cancellare il suddetto debito con un fondo di 200 milioni di euro. Fondo che dovranno dividersi in tre anni tutti i comuni d’Italia in pre-dissesto.
Cos’altro ha ottenuto? La possibilità di un ritocco al bilancio, grazie ad un escamotage contabile (l’iscrizione del debito idropotabile per anno di competenza e non nella sua interezza) sempre se non ci saranno eccezioni di incostituzionalità, come successo in passato con altre norme alle quali si è affidato Falcomatà. Fa quasi tenerezza il modo infantile con cui il sindaco intende raccogliere consenso: rivisitando il mondo delle fiabe, soffia in un piffero magico fatto di selfie, dirette Facebook e tanta fantasia.
Tra l’altro, il Decreto prevede la possibilità di rinviare la presentazione del bilancio previsionale al 31 ottobre, post elezioni. Siamo certi che Falcomatà non rinuncerà alla tentazione di lasciare la patata bollente al proprio successore? Come ultimo barile da scaricare…
Nella stessa sentenza in cui la Corte Costituzionale certifica il deficit attuale, viene accertato anche il deficit post “precedenti amministrazioni”, suo padre compreso: “Piano di riequilibrio approvato dal Ministero dell’interno e dalla Corte dei conti – pari a 110.918.410 euro ripartito in dieci annualità di accantonamento di 11.091.804,10”.
Anziché elaborare un piano di rientro per risanare le casse comunali, Falcomatà si è affidato a decreti legge (poi dichiarati incostituzionali) per spalmare il debito in 30 anni. Tutto questo, mentre il debito aumentava del 200%.
Nella migliore delle ipotesi, con il piano di rientro attuale, Falcomatà lascerà al suo successore un deficit di 270 milioni. Più del doppio di quanto ereditato e senza garantire livelli minimi nella erogazione dei servizi. Falcomatà ereditava anche un ritrovato decoro cittadino, opere pubbliche e un rilancio a livello internazionale della Città.
Esattamente tutto ciò che il sig. 102esimo Sindaco ha bruciato in 6 anni di malagestio e nonostante Reggio sia diventata sotto la sua amministrazione, la prima città per pressione fiscale d’Italia.
Falcomatà e soci dovrebbero invece spiegare ai reggini che fine hanno fatto i 253 milioni arrivati con il piano di riequilibrio che avrebbero dovuto utilizzare per ripianare i debiti paradossalmente invece più che raddoppiati in un solo triste mandato.
Resta inconfutabile un dato: che questi soldi arrivino o meno, non sarà in ogni caso per merito di Falcomatà, il quale dovrebbe invece farsi carico delle proprie responsabilità, guardare in faccia la realtà, fare un giro per le vie di Reggio e se dopo avrà ancora il coraggio di chiedere il voto verrà consegnato alla storia per la sua sfacciataggine.

Sezione Giovani – Reggio ‘70

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