E´ accanimento: solo con questa parola si può misurare il grado di ferocia con la quale i dirigenti di Trenitalia stanno continuando a trattare la Calabria. Infatti, oggi ci hanno comunicato la chiusura della biglietteria della stazione di Vibo Valentia a partire dal prossimo 10 dicembre e il relativo trasferimento dei lavoratori a Lamezia Terme, Villa San Giovanni e Reggio Calabria. La motivazione di Trenitalia, ovviamente, è sempre la solita: quella dell´antieconomicità in quanto sulla lunga percorrenza salgono e scendono, secondo i loro dati, da Vibo 5 passeggeri per ogni treno. Trenitalia, però, fa questo conto solo con i treni a lunga percorrenza, cioè con quei treni che per scelta delle Ferrovie dello Stato, sono stati quasi cancellati dallo scorso dicembre. E questa motivazione a noi sembra suonare quasi come una provocazione: prima tagliano i treni, poi dicono che salgono meno persone ed infine chiudono le biglietterie.Infatti, Trenitalia si guarda bene però dal dirci quanti passeggeri salgono e scendono a Vibo sui treni regionali, su quelli che se anche in parte tagliati, vengono utilizzati dai pendolari, dai lavoratori e dagli studenti. Il sindacato calabrese non può più accettare uno stillicidio simile da parte di Trenitalia perché è bene ricordare che, oltre alla biglietteria di Vibo, sono già state chiuse quella di Crotone dal primo ottobre e quella di Rosarno dal primo agosto. E molte altre biglietterie erano già state chiuse da tempo. La strategia di Trenitalia è ormai da tempo chiara: cancellare (come hanno fatto) la lunga percorrenza, isolare la tratta jonica, rendere poco fruibile quella tirrenica, chiudere le biglietterie delle stazioni: di questo passo l´alta velocità non avrà neanche in futuro una benché minima possibilità di arrivare fino in Calabria. Questa è la linea dell´isolamento della Calabria di cui Ferrovie dello Stato ed il suo amministratore delegato, Moretti, sono i principali fautori.Per questo motivo abbiamo già attivato le procedure di raffreddamento per la proclamazione dello sciopero dei ferrovieri calabresi.
Giuseppe Dattola