Nonostante il voto contrario della minoranza, sulla scia della convinzione (sicuramente solo la loro!) che il problema fosse stato risolto, il Consiglio Regionale ha approvato un ordine del giorno che ho voluto presentare a fronte di una situazione che sta divenendo ingestibile e pericolosa, e che riguarda la questione degli sbarchi dei migranti di cui diversi positivi al Covid19. Una condizione che non riguarda solo la Calabria, e basterebbe leggere i media degli ultimi giorni, e che non afferisce solo ad un evento singolo cui si è cercato di porre rimedio con il solito ritardo e con il lassismo che contraddistingue il Governo, così come lo ha contraddistinto per tutta la durata del periodo di emergenza. Ritengo che se emergenza vi sia non sia quella legata al dibattito sul prolungamento della stessa, ma debba essere ricercata proprio in ciò che sta accadendo e che ha portato a dover assumere delle prese di posizioni ferme non solo delle regioni interessate, ma anche di cittadini impauriti sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico, dal momento che tutti gli sforzi di attività ed esercenti del turismo, che hanno dovuto investire per adeguare le strutture ai parametri di sicurezza, nonché quelli dell’amministrazione regionale stessa che ha canalizzato risorse per sostenere il comparto, potrebbero essere vanificati per la mancanza di azioni incisive a tutela di intere comunità. Sarebbe ripetitivo soffermarsi sull’inefficienza della macchina governativa, ma quanto avvenuto è la dimostrazione concreta dell’assoluta mancanza di attenzione dei livelli nazionali nei confronti della nostra terra e del paese tutto. Obiettare che una soluzione sia stata trovata, così come ha fatto l’opposizione di palazzo Campanella, vuol dire non guardare all’interezza dello status quo e a ciò che comporta, perché come è noto, con la bella stagione, saranno episodi che tenderanno a ripetersi, causando ancora più pregiudizi all’assetto socio-economico: la scarsa considerazione è rivolta non solo ai cittadini, che si sono organizzati in legittime proteste, bensì, e soprattutto, anche alle Forze dell’Ordine. Uomini e donne che garantiscono la pubblica incolumità, che sanno di correre pericoli insiti alla loro professione, ma che non possono rischiare la vita mandati allo sbaraglio a contatto con un virus di cui poco si conosce, ma la cui pericolosità è accertata su più fronti. Numerosi agenti, infatti, sono costretti alla quarantena dopo essere stati a contatto con gli stranieri infetti, con pericolo per le rispettive famiglie e quindi con la prospettiva che il contagio possa diffondersi ulteriormente, cosa che ci auguriamo non avvenga. Per loro il ministro Lamorgese non ha speso alcuna parola. Come Lega siamo e saremo vicini a tutti coloro che ci tutelano e verso i quali quasi mai, ed in particolare in questi frangenti, si materializza l’apprezzamento dello Stato; non accetteremo ulteriori rimpalli di responsabilità, e la nostra posizione è netta: i porti vanno chiusi, non lasciati alla mercé di opportunismi politici, oppure deve essere formalizzato con provvedimenti immediati che la quarantena sia calendarizzata a bordo delle navi, con accesso a personale specializzato senza rischio alcuno per la collettività, gli appartenenti alle forze dell’ordine e gli operatori in generale.
Tilde Minasi