Il diritto alla felicità e la sua rilevanza costituzionale

Alla ricerca del senso della felicità

Già da tempo dottrina e giurisprudenza si sono, in realtà, occupate del riconoscimento del cosiddetto diritto alla felicità, fino a considerarne una possibile implicita costituzionalizzazione, attraverso un’interpretazione estensiva proprio dell’art. 3 Cost. La Dichiarazione d’indipendenza americana lo riconosce a tutti gli uomini. Ma c’è un equivoco: dovremmo abituarci a pensare una vita piena in termini collettivi e non come appagamento individuale, una vita che ha come scopo il perseguimento del bene comune come potenziale fonte di felicità, una vita che metta da parte l’odio nei confronti della diversità.

Si è felici quando la “vita proiettata” e la “vita effettiva” coincidono, cioè quando c’è una corrispondenza tra ciò che desideriamo essere e ciò che siamo in realtà. Se ci chiediamo in cosa consista lo stato ideale spirituale denominato felicità, troveremo facilmente una prima risposta: la felicità è trovare qualcosa che ci soddisfi pienamente.” Così, tutti gli esseri umani hanno la potenzialità e il desiderio di essere felici. Questo significa che ciascuno di noi definisce quali realtà possono portarlo alla felicità e se riusciamo a costruire queste realtà, allora saremo felici.

Talora mi viene il sospetto che molti dei problemi che ci affliggono – dico la crisi dei valori, la resa alle seduzioni pubblicitarie, il bisogno di apparire, la perdita della memoria storica e individuale,oggi più che mai, siano dovute alla infelice formulazione della Dichiarazione d’indipendenza americana del 4 Luglio 1776, in cui, con massonica fiducia nelle magnifiche e progressive sorti, i costituenti avevano stabilito che «a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità». Del resto che la ricerca della felicità sia lo scopo della vita dell’uomo è una posizione filosofica decisamente diffusa dalle origini nobili e antiche.

Adesso spetta a noi, uomini del postmoderno,figli della dilatazione illimitata del desiderio, riflettere su cosa sia la felicità…è forse la soddisfazione del desiderio di possesso dell’homo consumatore, che si rallegra in acquisti compulsivi alla ricerca del miglior prezzo su Amazon o su Ebay, fregandosene di ogni ripercussione sociale, ambientale ed etica delle proprie scelte? Cosa significa allora essere felici? Essere capaci di provare forza vitale attraverso il superamento delle avversità e la creazione di modelli di vita originali? Domande che attanagliano l’umanità da sempre, perché ricercare la felicità è un’attività inutile e deleteria, è presenza da lasciar esistere nella nostra realtà. Oggi, ogni uomo cerca una nuova versione di felicità, che lo porti a nutrirsi a suon di promozioni e sconti; se questo significa vivere felici, è preferibile vivere in un Paese che non abbia istituito alcuna giornata della felicità!

goditi la vita, perché è molto breve, amala pienamente, e sii sempre felice e sorridente, vivi la tua vita intensamente. E ricorda: prima di discutere, respira; prima di parlare, ascolta; prima di criticare, esaminati; prima di scrivere, pensa; prima di far male, senti; prima di arrenderti, prova; prima di morire, VIVI…!

Raffaella Solano

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