La riforma della Costituzione russa, voluta dall’attuale Presidente Vladimir Putin, è passata con il 77,92% di voti favorevoli. Questa riforma introduce una nuova Costituzione che prevede una serie di emendamenti tra cui l’eliminazione del limite di due mandati consecutivi alla carica di presidente. Questo permetterà a Putin di ricandidarsi per altri due mandati, teoricamente potrebbe rimanere al potere fino al 2036. Come riporta rainews.it, alcuni dei nuovi emendamenti rideterminano le competenze dei vari organi statali, aumentando così i poteri del capo dello Stato, altri danno valore costituzionale al patriottismo e ai principi conservatori.
Per esempio il matrimonio sarà definito come “un’unione tra un uomo e una donna” riconfermando il divieto dei matrimoni gay. Poi nella legge fondamentale dello Stato si inserisce un accenno alla “fede in Dio”, si vieta di sminuire il contributo sovietico nella lotta al nazismo e di cedere ad altri Paesi parti del territorio russo.
Infine, si afferma che la Russia è l’erede dell’Urss. Una terza categoria di emendamenti, invece, riguardano il benessere socio-economico e servono ad attirare voti introducendo nella Costituzione l’indicizzazione delle pensioni e vietando che gli stipendi siano inferiori al minimo di sussistenza. Nell’assetto istituzionale, il capo dello Stato potrà adesso imporre il proprio candidato premier, potrà destituire i giudici della Corte costituzionale e della Corte suprema e “dirigere il lavoro generale del governo”. Gli ex presidenti diverranno senatori a vita, ottenendo così l’immunità parlamentare.
Si rafforza il Consiglio di Stato, finora solo con funzione consultiva, che diventa così un organo di rilevanza costituzionale col potere di indicare “la direzione della politica interna e di quella estera e le priorità socio-economiche” del Paese. Inoltre un emendamento prevede che il diritto internazionale non si applichi nel caso in cui la Corte Costituzionale lo reputi in contrasto con la legge russa.