Stati Generali: racconto di un disastro annunciato. Vaniloqui e tante parole

di Peppe Giannetto – Il Premier Conte non si mostra certo più robusto e gagliardo dopo il “prolungato” allestimento scenico degli Stati Generali nella bella ambientazione di Villa Doria Pamphilj. Agli italiani sono giunti, come al solito, tanti annunci, tante assicurazioni, ma anche una serie di incoraggiamenti che non coincidono affatto alla consapevolezza quotidiana che ognuno si fa con il suo lavoro o solamente muovendosi per le vie del centro di qualunque città. In definitiva: tanto baccano per nulla. Solito pasticcio sulla scuola, tra chiusure e riaperture per le prossime competizioni elettorali e con l’aggravio delle iper-sanificazione dei locali. Caos per i tanti esercizi commerciali, che sono oggi locali chiusi con grandi cartelli: Affittasi, sintomo evidente di lavoratori autonomi che hanno gettato la spugna. La cassa integrazione non è pervenuta a tantissimi lavoratori e i miliardi che si moltiplicano nelle parole e nei giuramenti, non sono affatto sicuri che ci siano e siano godibili per il bisogno dei cittadini. E davanti all’imminente ‘redde rationem’ anche il M5S si spacca, dividendosi tra i filo-Contiani e i movimentisti integrali alla Di Battista; che è come affermare che ci sono tanti politici che intuiscono tutti i rischi di chi il prossimo Parlamento lo vedrà dal sofà di casa, se il Movimento continuerà a ruzzolare nei consensi.

Il M5S è, ad oggi al 50% dei consensi iniziali, mentre la Lega di Salvini, FdI della Meloni e il PD, loro perfino oltre i meriti, si stanno posizionando decisamente meglio. A spese loro. Il vero arcano, oggi come nel passato, è il Partito degli astensionisti che vorrebbe sempre più un Parlamento correttamente eletto e un governo riconosciuto dal voto degli italiani: un Parlamento che intercetti l’anima italiana, il lavoro, la scuola e la famiglia che siano realmente i quattro assi fondamentali e basilari della politica. Gli Stati generali hanno palesato al di là di ogni razionale dubbio che questo governo giallo-rosso, questo stile del Premier Conte presenzialista, è ormai giunto al traguardo e a settembre deflagrerà il rancore degli italiani. Il livore della gente è contro lo scavalcamento della pratica parlamentare, esautorata ogni giorno di più da un governo che non è all’altezza del suo compito. Un governo che non sa amministrare e che proprio per questo persevera a governare in modo autoreferenziale trascurando il ruolo dell’opposizione. Il governo Conte insieme al M5S e al PD usano ed abusano del loro ruolo in un modo che non è assolutamente all’altezza di una vera Repubblica democratica.

Tutti sono scontenti, tristi e amareggiati: dai più giovani, quelli che vanno ancora a scuola a quelli con diploma e laurea, ma senza alcuna concreta opportunità e speranza di ottenere un lavoro. Anche i nuclei familiari hanno ormai capito che il famoso denaro per i figli garantito per il 2022, sarà solo l’ennesimo slogan elettorale per quando si andrà a votare a cavallo tra il 2022 e il 2023. In definitiva un impegno a carico della prossima legislatura, quando sicuramente neanche uno dei ministri dell’attuale governo sarà alla conduzione del Paese. Ma la vergogna della passerella dagli Stati Generali sono state le inefficaci politiche per il lavoro: tutto ha il carattere del passato assistenzialismo; tutto si gioca tra reddito di cittadinanza e reddito di emergenza; tra Cassa integrazione e ampliamento della Cassa integrazione in deroga; tra aiuti di stato all’Alitalia, all’Ilva, senza le più naturali innovazioni strutturali. Tutto di quel vecchio statalismo assistenziale che ha trascinato al fallimento Paesi ben più ricchi del nostro. Un cataclisma annunciato, ma tanto gli attuali artefici della bancarotta non ci saranno anzi continueranno a parlarci dai divani di casa. (di seguito il video di quanto si sono detti)

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