- 27\11\2012 – Continuiamo ad occuparci delle problematiche relative all’industria. Scrivevamo, nel corso del precedente appuntamento, che quello che caratterizza l’industria è il processo di divisione del lavoro, introdotto da Taylor sul finire dell’800 e concretizzato da Ford all’inizio del ‘900 con la catena di montaggio. Era, questo, un sistema produttivo in cui il prodotto industriale prendeva forma attraverso una serie di operazioni semplici compiute in maniera ripetitiva da ogni singolo operaio, il quale aveva un tempo prestabilito per compiere quella operazione cui era stato assegnato. L’adozione della catena di montaggio, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, ha rivoluzionato il sistema produttivo industriale, dal momento che ha determinato una veloce crescita della produttività, vale a dire il numero di unità prodotte per numero di addetti. All’introduzione di questo nuovo e rivoluzionario sistema produttivo, viene fatta risalire l’affermazione del conflitto fra capitale e lavoro e la costituzione dei sindacati. Il conflitto fra capitale e lavoro ha caratterizzato gli anni della Seconda Rivoluzione Industriale, a cavallo fra l’Ottocento ed il Novecento. Tale conflitto sociale affonda le sue radici nella modalità di retribuzione dell’operaio, che veniva pagato con un salario orario, che non teneva conto della produttività. Quindi si verificava che il salario dell’operaio era sempre lo stesso, per cui l’imprenditore cercava di comprimere al massimo i tempi produttivi “sfruttando” in tal modo il lavoratore. L’iniquità di tale sistema è evidente: il salario rimaneva sempre lo stesso mentre la produzione complessiva aumentava, e, di conseguenza, aumentavano anche i profitti degli imprenditori e dei capitalisti. Fin da allora si invocava un salario che fosse commisurato alla produttività, vale a dire una retribuzione che aumentasse al diminuire del tempo assegnato all’operaio per svolgere la singola mansione a lui affidata. I contrasti fra lavoratori ed imprenditori portarono alla costituzione dei sindacati. Il primo sindacato che si costituì in Italia, nel 1906, fu la Confederazione Generale del Lavoro, che fu sciolto durante il ventennio fascista (ma che funzionò clandestinamente sotto la direzione di Bruno Buozzi), e che si trasformò, poi, nel 1944, nell’attuale denominazione di Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Gli altri due sindacati unitari italiani, la CISL e la UIL, si costituirono in seguito a scissioni interne, il primo nel 1948 ed il secondo nel 1950.
Prof. Giuseppe Cantarella