La contrazione prevista sarebbe del 34,2% rispetto al 2019. Quattro i sistemi regionali più penalizzati: Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio. Bruciati oltre 18 miliardi di spesa turistica. Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio: «L’anno 2020 potrebbe essere il peggiore dal 1994. Senza liquidità per gli operatori, sarà una Waterloo per il sistema turistico italiano».
Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70% della rilevante “sforbiciata”, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019. Sono alcune delle anticipazioni di uno studio di Demoskopika contenute nel saggio “Turismo in quarantena”, edito da Tangram Edizioni Scientifiche, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio.
Una stima – si precisa nella nota dell’Istituto Demoskopika – assolutamente per difetto se si considera che, a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana, è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto, ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno.
«L’anno 2020 – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – potrebbe essere il peggiore dal 1994. Serve rilevare, regione per regione, la massa critica del danno per innestare liquidità al comparto, salvaguardare i livelli occupazionali oltre a pianificare una imponente campagna di promozione delle destinazioni turistiche. Perché quando tutto sarà finito, l’Italia dovrà essere pronta. Altrimenti sarà una Waterloo per il nostro sistema turistico. L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria ma anche economica, costringendo a rivedere spostamenti e viaggi degli italiani. Piovono, a ritmo accelerato in questo periodo, cancellazioni e disdette in tutta Italia. In particolare, – continua il presidente dell’Istituto di ricerca – la maggior parte dei cittadini, come era prevedibile al di là delle attuali restrizioni, ha deciso, comunque, di rinunciare alle vacanze per i prossimi mesi. Un atteggiamento che alimenta le preoccupazioni degli operatori del settore, già rassegnati ad un annullamento delle presenze nelle festività pasquali, ma forse ancora speranzosi di poter calmierare le ricadute negative del Coronavirus sulla programmazione della stagione estiva. In questa direzione, – conclude Raffaele Rio – e senza voler assurgere ad alcuna analisi esaustiva, si è provato a comprendere, nonostante l’attuale instabilità decisionale dell’opinione pubblica, quale potrebbe essere il comportamento dei potenziali consumatori-turisti per i prossimi mesi e le possibili ricadute economiche sui sistemi turistici locali alla luce della presenza condizionante del Covid-19».
Incoming: 15 milioni di turisti in meno. In testa Germania, Usa e Francia. Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa in “viaggi e vacanze” di ben 9,2 miliardi di euro, pari circa al 9,7% per cento del prodotto interno lordo del settore. Le stime dell’Istituto Demoskopika sono state riviste al rialzo rispetto allo scorso 4 febbraio tenuto conto delle misure restrittive imposte dagli Stati e della diffusione del Coronavirus in tutte le realtà regionali italiane. La contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.), sarebbe diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 15 milioni di turisti stranieri, che genererebbero, a loro volta, ben 52 milioni di presenze in meno rispetto al 2018. Un andamento generato principalmente dai 15 paesi top player dell’incoming italiano. Analizzando, in particolare, il quadro per singolo paese emerge che il rischio di contrazione più rilevante si registrerebbe in Germania: –2,8 milioni di arrivi e –13,3 milioni di presenze. A seguire, Stati Uniti con una contrazione pari a 1,4 milioni di arrivi e 3,6 milioni di presenze; Francia con una riduzione pari a 1,1 milioni di arrivi e 3,4 milioni di presenze. Rilevanti anche le possibili rinunce alla vacanza italiana per britannici e cinesi quantificabili rispettivamente in 908 mila arrivi e 3,3 milioni di presenze per i primi e in 790 mila arrivi e 1,3 milioni di presenze per i secondi. Sul versante della spesa turistica, lo scenario della contrazione muta di poco. In questo caso, a collocarsi in cima, sono gli Stati Uniti con ben 1.694 milioni di euro in meno di spesa turistica, immediatamente seguita dalla Germania con 1.253 milioni di euro e dalla Cina con 1.240 milioni di euro. Più a ritroso, il Giappone con 596 milioni di euro, il Regno Unito con 535 milioni di euro e, infine, la Francia con 372 milioni di euro.
Stagione estiva: per almeno 1 italiano su 3 questa vacanza “non s’ha da fare”. Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Secondo la rilevazione, realizzata dall’Istituto Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani, il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente: sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi, avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze “sotto l’ombrellone” nei due mesi dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto. Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce “viaggi e tempo libero” di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali.
Una successiva domanda dell’indagine demoscopica è stata rivolta, infine, a comprendere quali potrebbero essere le destinazioni regionali maggiormente penalizzate dall’effetto Coronavirus. Al fine di ottenere una lettura più agevolata e confrontabile dei dati rilevati, le destinazioni regionali sono state suddivise in tre cluster in relazione al loro differente peso del livello di rinuncia manifestato dal campione. E così, nella cosiddetta “zona rossa” sono state collocate le realtà regionali che risulterebbero più penalizzate dalle dichiarazioni di cancellazione delle vacanze da parte degli italiani. Nella “zona arancione” sono stati inclusi i territori che presentano un livello intermedio; e, infine, a far parte della “zona gialla” risultano quelle aree caratterizzate da un “tasso di rinuncia” meno rilevante rispetto alle precedenti, ma comunque non privo di preoccupanti ripercussioni sui sistemi turistici locali.
In questo contesto metodologico, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. Nella “zona arancione” troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna. A collocarsi nella “zona gialla”, infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.
Territorio. La mappa della possibile decrescita regione per regione. Sarebbero sei le realtà regionali, infine, i cui sistemi turistici locali risulterebbero maggiormente bersagliati dalle conseguenze del Coronavirus, con una contrazione della spesa turistica al di sopra del miliardo di euro: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. È il Veneto a subire i maggiori contraccolpi causati dal Covid-19. In particolare, per il suo sistema turistico, la stima delle possibili ripercussioni potrebbe generare un rilevante calo di 4,6 milioni di arrivi, di oltre 21,9 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,9 miliardi di euro rispetto all’anno di riferimento individuato. Preoccupanti anche i possibili “postumi da virus” per il turismo in Lombardia, con un calo di 3,9 milioni di arrivi, di quasi 16,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 2,4 miliardi di euro; in Toscana, con un calo di poco meno di 3,3 milioni di arrivi, di 15,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 2,3 miliardi di euro; nel Lazio, con un calo di circa 3 milioni di arrivi, di 12,2 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,1 miliardi di euro. E, ancora, a subire una perdita della spesa turistica di oltre un miliardo, sarebbero altri due sistemi turistici: Emilia-Romagna con una contrazione di 2,5 milioni di arrivi, di quasi 14,4 milioni di presenze e con una calo della spesa in viaggi pari a circa 1,6 miliardi di euro; Trentino Alto-Adige con un calo di poco più di 2,4 milioni di arrivi, di 13,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Sul versante opposto, a collocarsi in coda al ranking delle destinazioni regionali per gli effetti generati dal Coronavirus sui principali indicatori turistici, troverebbero spazio altri tre sistemi locali: Molise con un calo di oltre 28 mila arrivi, di quasi 184 mila presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a oltre 18 milioni di euro; Valle d’Aosta con un calo di oltre 233 mila arrivi, di quasi 1,3 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a poco meno di 140 milioni di euro; l’Abruzzo, infine, con un calo di 332 mila arrivi, di quasi 2,1 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 212 milioni di euro.
Alcuni aspetti metodologici
Sondaggio. La necessità di sondare la situazione in tempi brevi ha reso necessario il ricorso all’estrazione di un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne o universo di riferimento, ossia del totale dei cittadini residenti in Italia secondo gli ultimi dati Istat 2019. Per questo tipo di indagine è stato utilizzato un campione casuale pari a 1.011 cittadini che consente l’inferenza campione-popolazione. Con il campione utilizzato è stato calcolato che il margine di errore relativo ai risultati dell’indagine sul totale dei casi, a livello di significatività del 95%, è compreso fra +/-3,1%. Questo sottoinsieme (campione) dovrebbe rappresentare adeguatamente la popolazione globale, nel senso che, l’informazione ottenuta esaminando lo stesso, dovrebbe possedere lo stesso grado di accuratezza di quella che si otterrebbe esaminando l’intera popolazione. Il piano di campionamento è stato costruito controllando le quote sesso, età e area geografica al fine di omogeneizzare il campo di indagine con la distribuzione effettiva della popolazione italiana. Lo strumento d’indagine, infine, è stato un questionario anonimo, con domanda obiettivo a risposta multipla, che ha consentito a ciascun soggetto intervistato di esprimere liberamente la propria opinione con sincerità. La rilevazione, infine, è stata condotta attraverso metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) lo scorso 11 marzo 2020.
Spesa turistica. La stima della contrazione è stata ottenuta sommando il dato relativo alla flessione della spesa sia dei turisti stranieri che di quelli italiani. In particolare, la contrazione della spesa dell’incoming turistico (turisti stranieri in Italia) è stata ottenuta moltiplicando il valore medio della spesa turistica, rilevato dall’indagine sul turismo internazionale (Banca d’Italia, 18 giugno 2019), generata da ciascun paese di provenienza, per il numero degli arrivi ricavati per regione italiana. Il calcolo della “sforbiciata” della spesa degli italiani (turisti italiani in Italia), relativa al periodo pasquale e a quello estivo (luglio-agosto 2020), inoltre, è stato ottenuto moltiplicando il numero dei potenziali consumatori-turisti (% di chi ha dichiarato che rinuncerà alla vacanze nei prossimi mesi inferita sulla popolazione maggiorenne residente in Italia secondo gli ultimi dati Istat 2019) per la spesa media giornaliera rilevata in euro (escluso il costo del viaggio) per la somma della permanenza media dei turisti italiani rilevata dall’Istat nei mesi di riferimento dell’indagine. Per il livello regionale, infine, il valore assolutamente indicativo della spesa (non disponendo di un’adeguata rappresentatività del campione su base regionale) si è ricavato ipotizzando che l’incidenza su base regionale della spesa turistica italiana, rilevata attraverso il sondaggio di Demoskopika, rispecchi la stessa incidenza degli arrivi per regione secondo i più recenti dati pubblicati dall’Istat relativi al 2018. Pertanto, alla luce di quanto appena illustrato, il dato è da intendersi assolutamente indicativo di un possibile andamento, considerando anche la costante evoluzione delle norme restrittive e l’assoluta volatilità del periodo.
Comunicato Stampa – Demoskopika