(DIRE – Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 Gen. – Un nuovo fitocannabinoide battezzato tetraidrocannabipherolo (Thcp) con una attivita’ psicotropa maggiore rispetto al Thc. È stato scoperto da un gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze della vita dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia. In particolare, per la prima volta al mondo sono stati isolati e identificati due nuovi fitocannabinoidi dalla cannabis sativa, aprendo “nuove possibilita’ per la comprensione delle proprieta’ farmacologiche di alcune varieta’ di cannabis difficili da spiegare con la presenza del solo Thc”. Quindi, si aprono nuove strade verso la comprensione dell’efficacia in ambito terapeutico della cannabis, come la terapia del dolore, l’epilessia od il trattamento di ansia e depressione. Lo segnala Unimore, citando la pubblicazione di uno studio a tema sulla rivista Scientific Reports. Il gruppo di ricerca e’ guidato da Giuseppe Cannazza del dipartimento di Scienze della vita, in collaborazione con il Cnr-Nanotec di Lecce, la sezione di Farmacologia dell’Universita’ della Campania ed il dipartimento di chimica della Sapienza. I due cannabinoidi appena scoperti, grazie a nuove tecniche di spettrometria di massa, sono il Thcp ed il Cbdp, estratti dalla cannabis medicinale Fm2 prodotta dall’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze. Approfondendo, lo studio ha evidenziato che il composto Thcp segna un’interazione con i recettori per i cannabinoidi 33 volte superiore rispetto al Thc: proprio grazie a questa sua maggiore attivita’ psicotropa nei test in vivo, condotti sui topi da laboratorio, il Thcp e’ attivo a dosi piu’ basse. I meccanismi di azione del Cbdp sono invece ancora poco conosciuti, come quelli del Cbd. In tutto questo, Unimore rivendica di essere “un punto di riferimento a livello sia nazionale sia internazionale sui cannabinoidi”. La conoscenza della composizione chimica della cannabis, aggiunge Cannazza, “e’ la base per comprendere gli effetti terapeutici delle diverse varieta’ gia’ utilizzate come farmaci per patologie come forme di epilessia grave nei bambini o nel trattamento del dolore neuropatico dei malati di sclerosi multipla e cancro”. Aggiungono sempre per Unimore i colleghi Cinzia Citti e Pasquale Linciano: “L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che finora nessuno ha mai cercato il Thcp nelle diverse varieta’ di cannabis. Il prossimo passo sara’ quello di ricercare la concentrazione di questi cannabinoidi in altre varieta’ al fine di scoprire il motivo per il quale alcune varieta’ con un basso livello di Thc hanno proprieta’ psicotrope estremamente elevate. Ed una risposta potrebbe essere il Thcp. Riguardo al Cbdp invece- dicono Citti e Linciano- non sappiamo assolutamente che attivita’ farmacologica potrebbe avere”. (Red/ Dire)