Da fonte di vita e culla di civiltà il Mediterraneo si sta trasformando, sempre più in teatro di morte. Da questo fine settimana di gennaio, infatti, è stato teatro di due nuovi affondamenti di barche che trasportavano migranti. La prima nave si è capovolta al largo della costa turca. Bilancio: almeno 11 morti, di cui 8 bambini. Poche ore prima, un’altra barca, che trasportava una cinquantina di persone, stava affondando al largo della costa greca questa volta. Dodici corpi senza vita sono stati recuperati. L’intervento della guardia costiera ha salvato circa 20 persone, che sono state trasportate all’ospedale di Préveza. La loro destinazione era l’Italia, e quindi volevano andare in Francia. Nel 2019, quasi 1.300 migranti sono morti nel Mediterraneo, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Negli ultimi cinque anni, il bilancio delle vittime ha raggiunto quasi 20.000. La maggior parte dei migranti che sono morti alle porte dell’Europa, di annegamento, soffocamento, fame o freddo, sono nati in Africa e Medio Oriente Statistiche impietose che non si possono più tollerare, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ribadisce la convinzione della necessità di un intervento internazionale più deciso.
c.s. – Giovanni D’Agata