(DIRE) Roma, 9 Dic. – Il Sudan ha richiamato in patria 10mila soldati che erano impegnati nel conflitto in Yemen tra il governo di Sana’a e i ribelli Houthi: lo ha annunciato il primo ministro Abdalla Hamdok, confermando che la presenza militare di Khartoum nel Paese della Penisola arabica si e’ ridotta a 5mila unita’. Sentito dai cronisti di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, Hamdok ha detto di “aver parlato della questione yemenita al Consiglio atlantico” che si e’ tenuto a Washington e ha assicurato che “non c’e’ nessuna soluzione militare” per lo Yemen. Secondo il premier, Khartoum e’ “disponibile a cooperare per il raggiungimento di una soluzione politica”. Il Sudan e’ impegnato nel conflitto in Yemen dal 2015 al fianco della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che sostiene il governo di Abdrabbuh Mansur Hadi contro gli Houthi, sciiti, supportati soprattutto dall’Iran. Le truppe sudanesi, che sono arrivate ad essere anche 40mila nella fase piu’ intensa del conflitto, nel 2016, sono per lo piu’ schierate al confine con l’Arabia Saudita, con il compito di impedire incursioni dei ribelli nel territorio di Riad. Il Sudan non e’ il primo Paese a ridurre le forze in campo nel conflitto. A luglio anche gli Emirati Arabi Uniti, presenti in Yemen sempre a supporto delle truppe del governo di Hadi, avevano iniziato a diminuire la loro presenza nel Paese nell’ottica di una “riassegnazione strategica”. La visita di Hamdok negli Stati Uniti ha avuto anche l’obiettivo di incoraggiare la rimozione del Sudan dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo. Al riguardo il primo ministro ha riferito che e’ stato raggiunto “un accordo su cinque punti dei sette stabiliti dagli Stati Uniti” e che rimangono ancora in discussione “l’aiuto nella lotta al terrorismo e il risarcimento per le vittime degli attacchi terroristici a Nairobi e Dar es-Salaam”. Un riferimento, questo, agli attentati che nel 1998 presero di mira le ambasciate americane in Kenya e in Tanzania e causarono oltre 200 morti. (Est/ Dire)