Il Pianeta Terra sta subendo cambiamenti climatici che portano alla creazione di nuove specie animali e vegetali o al trasferimento delle specie autoctone da un luogo all’altro del Pianeta. Il Mar Mediterraneo non fa eccezione, ed è stato considerato dagli scienziati una sorta di “prototipo di oceano in miniatura “, in quanto ciò che è stato osservato negli ultimi sessant’anni e, in particolar modo, nell’ultima Estate, si sta verificando a macchia in tutti gli oceani del mondo. Il Mar Mediterraneo è una sorta di bacino chiuso che permette lo studio costante da parte degli scienziati e stimola l’interesse di curiosi e appassionati, i quali hanno notato che i forti cambiamenti climatici hanno portato a un surriscaldamento delle acque di superficie, con conseguente riscaldamento delle acque profonde. Le temperature acquatiche mediterranee oscillano tra i circa 30 gradi Celsius della superficie ai 13 gradi dei fondali, temperature più alte di circa 1,8 gradi rispetto ad altri mari alle stesse latitudini. L’alzarsi costante delle temperature ha modificato in modo radicale, e probabilmente permanente, le specie autoctone delle acque mediterranee. Dal punto di vista animale, infatti, sono giunti dall’Oceano Atlantico i granchi fantasma, il pesce lepre, il pesce balestra, il pesce istrice, la Rhopilema Nomadica e molti altri pesci e meduse tropicali che hanno preso d’assalto il Mediterraneo per le favorevoli condizioni vitali che vi trovano. Hanno preso possesso del fondale, e a dare riparo a questi nuovi animali, nuove specie vegetali anch’esse provenienti dagli oceani, tra cui troviamo l’alga Cleulerpa Cylindracea. L’uomo però continua a peggiorare la situazione liberando nel mare individui, non autoctoni mediterranei, acquistati nei negozi di animali o introdotti artificialmente per compensare la scomparsa di altre specie, dunque è facile imbattersi in pesci pagliaccio, vongole filippine o altre simili specie durante le immersioni subacquee. Queste nuove “specie aliene “ del territorio entrano in competizione con le specie animali e vegetali autoctone, le quali per proteggersi dagli attacchi umani e dalle acque calde, sono costrette a scendere nelle profondità dei fondali. L’alzarsi delle temperature marine sta producendo altri due fenomeni molto gravi nei fondali mediterranei: carestie e carenza d’ossigeno. Questi due fenomeni producono uno spopolamento di ampie zone marine con effetti che si ripercuotono anche nella sopravvivenza umana, in quanto sarà sempre meno la varietà di pesce da pescare. L’unica soluzione a queste gravi situazioni climatiche è il restauro degli ecosistemi marini, già avviato da parte del progetto europeo MERCES o da IDEM.
SM