Il sindaco Giuseppe Falcomatà è intervenuto nel corso della presentazione del progetto “A-ndrangheta – Una città senza crimine”, realizzato dalla Polizia di Stato e dall’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria e destinato alla formazione di coscienza civica e critica nelle giovani generazioni chiamate a reagire e ribellarsi al triste fenomeno della criminalità organizzata.
Alla presenza del Questore Maurizio Vallone, del rettore Marcello Zimbone e delle autorità civili e militari operanti sul territorio, l’inquilino di Palazzo San Giorgio si è rivolto alla platea della sala “Quistelli” della Facoltà di Architettura parlando di «un’iniziativa importante che conferma quanto sia fondamentale costruire cultura della legalità nell’accompagnare il lavoro repressivo, fondamentale, messo in campo quotidianamente dalle forze dell’ordine».
«Oggi – ha detto Falcomatà – come sta accadendo da qualche anno a questa parte, stiamo raccogliendo grandi risultati dalla sinergia istituzionale della cosiddetta “Squadra Città”, composta da istituzioni ed organismi di controllo e garanzia della pubblica sicurezza. Aprendosi sempre di più al territorio con percorsi di carattere educativo e culturale, la “Squadra Città” sta incidendo sulle coscienze utilizzando quella che è l’arma più importante: l’istruzione».
«L’Italia – ha continuato il sindaco – secondo studi di alcuni importanti Istituti di ricerca, è il Paese che ha il maggior distacco fra “percezione dei problemi” e “problemi reali”. Spesso, nel comune sentire dei ragazzi, delle persone, dei cittadini, si avvertono prioritari problemi che, in realtà, non lo sono affatto. Fra questi, la ‘ndrangheta e la criminalizzata non sono ai primi posti. Queste iniziative, dunque, sono fondamentali proprio perché dagli studenti, dalle scuole, dall’università deve partire la consapevolezza della gravità di tali fenomeni e delle priorità del nostro paese».
«La ‘ndrangheta – ha aggiunto – in un territorio che ha grandissimi problemi, soprattutto di lavoro e di futuro per i giovani, può affascinare, plagiare, coinvolgere e, purtroppo, prima o poi, in mancanza di alternative, stringere in un abbraccio mortale i più deboli o quanti non hanno sufficienti anticorpi per reagire. Ecco perché serve un lavoro di sinergia. Ecco perché, ogni azione, è volta al ripristino ed al mantenimento della legalità, anche quella che può sembrare più banale: fare un campo di calcio in una periferia significa raccogliere i ragazzi intorno ad una squadra e far loro apprezzare i valori del sacrificio, della solidarietà, della lealtà e dell’aiuto reciproco. Realizzare piazze, non significa soltanto ripristinare il decoro urbano, ma dare uno sfogo ad un quartiere, a persone che altrimenti sono portate a stare in casa o a fare dell’altro». «In questo senso – ha spiegato Falcomatà ragionando sul progetto – anche momenti di coinvolgimento degli studenti, il percorso di “a-ndrangheta” con questa alfa privativa, possono e devono incidere per arrivare a vivere una città senza mafie che dalla scuola e dalla consapevolezza dei problemi reali del Paese deve trovare linfa per controbattere e resistere. Un percorso di formazione ed educazione che renda le nostre coscienze prive della cultura ‘ndranghetista che molti hanno insita nel proprio modo d’essere e agire, deve tenere conto di ogni componente che unisca il Paese intorno a sentimenti e valori che alzano il livello di fiducia nelle istituzioni e nello Stato. Il progetto che si inaugura oggi va in questa direzione. Da sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana non posso che ringraziare il Questore Vallone e l’Università per averlo portato avanti».