“Da decenni si dibatte sul tema Tv e minori, e molto più in generale sul tema mass media e minori, e qualche volta è vero che le produzioni mediali si spingono oltre il dovuto, coinvolgendo bambini e adolescenti in contesti assolutamente a loro inappropriati. Il fenomeno ha prodotto un Codice di autoregolamentazione ‘Tv e Minori’, alla cui stesura ho lavorato coadiuvando l’allora ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, protocollo successivamente recepito dalla ‘Legge per il riassetto del sistema radiotelevisivo’, dunque divenuto riferimento legislativo a pieno titolo. Poco ci si è occupati, invece, di valutare l’atteggiamento dei genitori, che vogliono a tutti i costi i loro bambini assurti al ruolo di star indiscusse del sistema, per i più svariati motivi, e il quadro è più diffuso di quanto si possa immaginare”: E’ quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, destinatario di una denuncia nei confronti del popolare contenitore televisivo Le Iene, formulata da genitori tramite avvocato e destinata ad altre autorevoli Autorità di controllo.
“Dalla Calabria – spiega il Garante – una madre scrive a Le Iene invitandole ad occuparsi della bravura della sua creatura in un determinato campo. Le Iene, accettano e si occupano del caso promuovendolo sul loro sito Internet e valutando, però, che tanto bastasse e che non ci fossero gli estremi per passaggi televisivi. Infatti – spiega Marziale sulla scorta di quanto ricostruito dall’ufficio legale della produzione Mediaset – il filmato è stato in Rete per un po’ di tempo, fino a quando, cioè, i genitori non hanno interpellato gli avvocati per denunciare il comportamento de Le Iene, adducendo nella contestazione che Le Iene avessero contattato loro e non viceversa. L’ufficio legale del programma – continua Marziale – mi ha però inviato l’e-mail con la quale la mamma li invitava ad occuparsene e la qual cosa cambia completamente l’ottica visuale del fenomeno, smarcando la produzione Tv da ogni possibile responsabilità di lesione ai diritti di minorenne”.
“Purtroppo – prosegue il Garante – non è la prima segnalazione che riceviamo per analoghe, o quasi, situazioni del genere e guarda caso il denominatore più comune è determinato dalla genitorialità, che spinge i figli verso percorsi più grandi della loro portata. Sembra essere divenuto uno sport nazionale – incalza Marziale – quello di voler a tutti i costi i figli in Tv. Camilleri ha raggiunto il meritatissimo successo a cinquant’anni suonati, mentre adesso li si vuole nel gotha dei personaggi famosi appena emettono il primo vagito”.
Per Marziale: “Non c’è alcun dubbio sul fatto che la persona in età minore in questione sia dotata di talento, ma è altresì vero che una produzione Tv ha parametri di misura che non coincidono con l’intimo sentire di mamma e papà, e gode del libero arbitrio di determinare cosa valga la pena essere mandato in onda e cosa no. Ciò che in questa storia deve preoccupare un Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza non è più soltanto il comportamento delle emittenti, ma anche e soprattutto la pretesa genitoriale di far crescere i figli prima del dovuto, senza immaginare la lesione che tale pressione esercita sul piano psichico degli stessi per via di illusioni che fanno solo male”.
“I primi tutori dei figli sono i genitori – conclude il Garante – e non esiste Garante o legge che possa sostituirli. Demandare alla Tv il compito di farlo è un esercizio che il mio Ufficio respinge, invitando la scuola a compartecipare, come già fa in molti casi, affinché i genitori ritornino con i piedi per terra e si assumano quelle responsabilità di tutela che, invece, spesso amano delegare. Che poi, volere un figlio o una figlia piccoli in Tv tutto è tranne che tutelarli”.