E’ andata via in silenzio. Quello stesso silenzio che caratterizzava i suoi sguardi partecipativi ma, introversi. Nietta D’Atena dopo Giacomo Battaglia è un’altra perdita che impoverisce il territorio e la nostra regione. La conobbi giovanissimo, avevo poco piu’ ventanni e quasi 30 anni fa ancora si respirava a Reggio Calabria l’ aria leggera e colta dell’ arte, delle mostre, di una vita culturale che si svolgeva in luoghi deputati quali le “Gallerie D’arte”. Da quell’incontro, una lunga amicizia. Da critico d’arte, tante occasioni per seguire le sue attività, tutte invase dal senso della magia, del sogno, tra atmsofere rarefatte: bastava entrare nel suo studio nei pressi di Piazza Carmine per proiettarsi in un giardino incantato. Le argille erano la sua forza plastica, le patine la sua anima. Nel 2000 affascinato da alcuni artisti reggini e frequentandoli, furono inseriti da me, in una trasmissione televisiva che per la prima volta, portava l’arte a tutti e per tutti (trasmissione chiusa perché a Reggio si fa così ! Sic). Fu il primo sperimento regionale di catalogazione visiva di tutte quelle generazioni di Artisti, formati a suo tempo al Liceo Artistico “Mattia Preti” che avevano animato ed animano ancora, l’istruizione artistica post Biennali D’arte di Alfonso Frangipane, operando individualmente con mostre personali e collettive in tutta Italia e non solo. Pubblicai per la Cofra Editrice “La trasfigurazione del reale: itinerario metodologico di Lettura Critica su artisti reggini”. Inseri’ Nietta, Luigi Esposito dimenticato pittore del naif colto, Massino De Leo e le sue metamorfiche figurazioni, Crista (Cristofaro Taglieri) pittore della fantafisica pura e Nunzio Bava artista già storicizzato che aveva lavorato sia per l’arte sacra che per committenze private. Bava era un riferimento non vivente, ma gli altri li incontrai tutti per intense ore di dialogo. Nietta subito mi disse “Voglio dar forma al nulla e da qui scaturisce la ricerca del senso della vita, l’arte è vita e il vivere è un’arte. Mi ricordo’ i suoi anni giovanili Roma, Milano, Reggio, la passione per la scultura e la scenografia e l’abbondono dell’insegnamento alla scuola secondaria per trovare nuove percorsi formativi per le nuove generazioni. Il senso della verità ricercava Nietta “Si rinasce diceva poiché ci si chiede il senso della vita sulla terra, la vita è un viaggio di scoperta nella ricerca della nostra identità verso una dimensione, quella da cui proveniamo. Lo spirito dà vita alla materia che è informe e duttile come il pensiero che fluttua in ogni attimo ed in ogni istante. Gli chiesi cosa fosse per Lei la paura e mi rispose …come un gigante morente, ovvero una parte di me stessa che con il tempo muore”.Il Volo era un tema molto amato dall’artista che affermava che nella vita occorre avere fiducia, perché così si riesce a volare, seguendo il cammino indicato dal sogno. Io, commentava ho cercato di attraversare il tempo con le mie opere che nascono con un movimento fluido l’una dentro l’altra. Nietta voleva e si circondava di armonia, quella stessa che aveva costruito all’interno del Centro Kaleidos e ribadiva che nell’arte “…sappiamo come partiamo ma non come attereremo, l’arte infatti non mi ha tolto niente ma mi ha dato tutto”. I suoi simboli si ritrovano nel grande patrimonio di sculture che lascia a testimonianza: le figure di rinascimentale rievocazione, il vento che muove la materia, il vortice origine ed espansione, il cavallo forza dentro di noi, la danza che è il movimento, la maternità che è essenza dell’umanità. Nietta sicuramente ora è in volo, credeva non nella corporeità ma nella dispersione dell’anima. Una buona politica culturale e un ottimo osservatorio sui linguaggi che hanno lasciato traccia nella nostra città, regione, nazione potrà essere un motivo per rendere Nietta D’Atena e tanti altri Artisti reggini atemporali, magari ricostruendo il loro percorso scientifico, in un territorio che spesso dimentica ed abbandona i suoi figli migliori rimasti saldi con le loro radici al loro luogo natio.