Con l’arrivo della primavera sono già iniziati i classici viaggi d’istruzione. Per molte classi delle scuole in particolare medie e superiori arriva il momento di partire per il tradizionale viaggio d’istruzione che gli studenti ricorderanno per sempre nella loro vita , ma che sono diventati croce e delizia degli insegnanti. Tra l’altro il recente episodio di Crema dove un autista italiano di origine senegalese ha sequestrato 51 allievi e i loro insegnanti, che hanno rischiato di rimanere arsi nell’incendio del pullman, ci interroga sulla necessità delle gite scolastiche oggi. Il viaggio d’istruzione non è solo una opportunità di divertimento, ma è soprattutto una tappa importante per la maturazione e la crescita degli alunni. Ed è per questo che organizzare un viaggio d’istruzione e scegliere la meta non è mai semplice. Il problema, per gli scolari di oggi, è che se ne fanno sempre meno. Le gite scolastiche anche per le scuole reggine e calabresi stanno diventando merce rara. La conferma giunge anche dal sondaggio effettuato da Skuola.net condotto tra 12 mila studenti delle scuole medie e superiori italiani, quasi il 50% non farà la gita dormendo fuori, con punte del 55% al Sud. A conti fatti appena il 43% dei ragazzi andrà in gita. Più favoriti i ragazzi dei Licei, dove in media i partenti sono, di poco, la maggioranza (51%).
I MOTIVI CHE FANNO FALLIRE LE GITE
Tra i tanti motivi che fanno fallire le gite, il principale è la mancanza di accompagnatori tra i docenti, che sempre più spesso per l’elevata responsabilità e i rischi rinuncia e preferisce non partire. Altri motivi sono per sanzioni disciplinari, il 9% dei casi, o per motivi economici, nel 7%, o per mancanza del numero minimo di partecipanti, anche qui il 7% dei casi. Nel caso della rinuncia degli studenti, nel 28 % i motivi sono economici, in quanto la famiglia non ha adeguate risorse per potersi permettere questa spesa, anche se le spese per le gite scolastiche sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi , nel 22 % invece allo studente non interessa partire coi propri compagni e non si vuole passare altro tempo al di là delle ore scolastiche. Il turismo scolastico è stato per anni considerato un segmento turistico di scarsa rilevanza economica, tuttavia muove ogni anno grandi numeri aggiudicandosi un posto di rilievo nel panorama di segmenti turistici individuati a livello nazionale. Tra insegnanti e studenti sono circa quattro milioni e mezzo gli italiani che nel corso dell’anno scolastico si spostano per effettuare viaggi d’istruzione,fruttando complessivamente alle casse del comparto un miliardo di euro. Alle spese dei viaggi d’istruzione tradizionali si aggiungono poi quelli che la scuola organizza nel corso dell’anno con stage nelle aziende e viaggi all’estero decisamente più seri e formativi. In questi casi ,tra l’altro,le famiglie non pagano nulla. Bastano, dunque, queste cifre per comprendere come il turismo alimentato dall’universo scuola possa trasformarsi per l’industria dei viaggi in una opportunità di business importante, soprattutto in considerazione del fatto che il picco dei flussi si registra in periodi di bassa stagione.
LE METE ITALIANE ED ESTERE
Tra le mete più gettonate, invece, cresce l’interesse per altri luoghi, diversi dalle classiche mete di gita, e si preferiscono piccole città alle grandi sia per poter controllare meglio i propri studenti, ma anche perché queste mete hanno costi più bassi e più convenienti. La maggior parte degli studenti che partirà resterà in Italia, quindi con un picco dell’80 % tra gli studenti delle scuole medie, e a farla da padrone è Firenze con l’11 % delle preferenze, seguita da Napoli e Roma col 9 %.A seguire Napoli e Palermo. Tra chi sceglierà l’estero, invece, le città preferite sono Barcellona con il 9 % ed in risalita rispetto agli scorsi anni, che batte Londra e Berlino, seconde con l’8 % delle preferenze. Ma come vengono scelti i viaggi d’istruzione? L’interesse culturale è sempre più il parametro fondamentale utilizzato per selezionare la meta finale (70%). Molto più indietro (20%) i fattori economici. La minaccia terroristica non fa paura (5%). Così come la sicurezza del mezzo di trasporto non è tra le priorità (5%). A tal proposito, il pullman (46%) resta il mezzo più utilizzato, specie per i viaggi nazionali. Le compagnie aeree low-cost (19%) si fanno preferire rispetto a quelle tradizionali (17%). Qualcuno, però, si muove in treno (12%). Il periodo scelto per partire è indubbiamente la primavera (75%, 3 gite su 4). La permanenza media? Qualcuno azzarda quattro (20%) o cinque (23%) giorni, ma quasi 1 su 3 – il 31% – si limita al massimo a tre giorni anche per contenere la spesa che si aggira tra i 200 e 400 euro. Soldi a quanto pare che non tutte le famiglie si possono permettere e che le scuole non riescono a garantire.
LA COLLABORAZIONE CON LA POLSTRAD E I CONTROLLI
Anche quest’anno si rinnoverà la collaborazione tra Miur e la Polizia stradale per rendere più sicure le gite. Nel 2018 la Polizia stradale ha impiegato 11.500 pattuglie per il controllo Sono stati controllati migliaia di autobus, anche su segnalazione delle scuole. Le principali violazioni hanno riguardato: pneumatici lisci, cinture di sicurezza guaste, fari rotti ,mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo e eccesso di velocità (253). Nel corso dei controlli sono state ritirate anche carte di circolazione e patenti di guida. Non è più una novità che anche quest’anno i paesi italiani si confermano nuove mete del turismo culturale scolastico. Infatti,oltre alle città d’arte più importanti, sono proposte come mete di gite anche i centri abitati più piccoli su sollecitazione già dell’anno precedente dell’ANCI e del MIUR. I borghi italiani rappresentano una grande risorsa culturale ed economica per il paese da cui partire per innovare e creare comunità resilienti e partecipate e orientare il turismo culturale scolastico non solo verso le destinazioni tradizionali.
CALABRIA NOTA DOLENS. GLI STUDENTI SCONOSCONO I PATRIMONI DELLA REGIONE
E qui veniamo alla nota dolens. Non si riesce ad invertire una tendenza che costantemente vede la Calabria tra le regioni più deboli,come Molise e Abruzzo, perché quasi mai indicate come meta principale di un viaggio d’istruzione con pernottamento . E’ raro, infatti, incontrare scolaresche del nord che visitano i nostri luoghi pur ricchi di storia, e quant’altro. La nostra regione viene,di fatto, baipassata. Ma ancor più stupefacente é verificare che gli studenti calabresi sconoscono per la maggior parte di loro la Calabria nel suo vasto variegato patrimonio, naturale, storico, architettonico. Un invito che viene rivolto sempre più spesso, e che ancora oggi rinnoviamo, alle istituzioni scolastiche della regione affinché favoriscano sempre più gite e viaggi d’istruzione nelle varie località calabresi. In tal senso può venire incontro una legge regionale più puntuale e , direi, più rigorosa in termini di vincoli per l’erogazione del supporto finanziario per quelle scuole che inseriscono nei loro programmi attività mirate o scambi culturali all’interno della regione e si impegnino a restituire in termini di elaborazione culturale il frutto dell’esperienza realizzata. Credo che anche la datata legge regionale sulla incentivazione del turismo montano,che ripropone anche per l’anno in corso il suo sostegno economico alle scuole di ogni ordine e grado, vada ampliata al resto del territorio calabrese e rivisitata anche in questa ottica. Una normativa premiale in questo senso potrà essere vincolata per esempio alla validità di una ricerca,di un particolare impegno,di una significativa testimonianza di impegno presentata dalle scuole e che si intende realizzare in quella determinata parte del territorio.
CERTIFICARE LA VALIDITA’ DELLE GITE SCOLASTICHE
Dobbiamo quindi avere il coraggio di dare al turismo scolastico un senso più profondo e strutturato. Ma bisogna avere anche un altro coraggio: certificare la validità delle gite scolastiche. Ci deve essere, in pratica, un soggetto terzo che dica se ci sia un rapporto positivo o meno tra il modello di un gita e la finalità che si vogliono perseguire. Ciò vuol dire, ovviamente, anche togliere dal circuito delle proposte di viaggio quegli itinerari che non raggiungono certi livelli qualitativi di educazione. Non va dimenticata poi l’opportunità messa a disposizione dal Parco Nazionale d’Aspromonte e dal Parco del Pollino che anche per il corrente anno intendono sostenere il turismo scolastico nelle aree protette. In conclusione abbiamo aperto la nota dicendo che i viaggi d’istruzione sono in calo e stanno diventando una merce rara. Bisogna prendere atto che il turismo scolastico italiano è in crisi nelle sue modalità di attuazione. Per gli studenti di oggi viaggiare non è più una novità. Sono dunque le motivazioni al viaggio d’istruzione il vero problema ed il punto su cui bisogna lavorare. Se i ragazzi non trovano delle novità nel viaggio, che stimolino davvero il loro interesse e la loro curiosità, la causa di tutto questo non è imputabile ai ragazzi: il fatto è che le offerte disponibili non rispondono alla loro domanda. Dovremo allora pensare che forse il problema più grande è la formazione dei docenti e non quello della preparazione dei ragazzi poiché sono proprio i docenti che devono essere in grado di trasmettere ai giovani i valori del viaggio e anche una “concezione” del viaggio.
MOTIVARE E INCENTIVARE I DOCENTI
Se pensiamo dunque che non sia sufficiente legare il turismo scolastico alla programmazione e se pensiamo che in realtà dietro al turismo scolastico ci sia una funzione sociale e culturale molto più ampia, bisogna allora ancorare la progettazione del viaggio d’istruzione a qualcosa di più forte che rappresenti un itinerario collettivo di crescita e formazione. Dobbiamo quindi avere il coraggio di fare tutte queste cose, di dare al turismo scolastico un senso più profondo e strutturato. Ma anche la volontà istituzionale di motivare e incentivare i docenti con la reintroduzione dell’indennità di missione e lo sgravio delle responsabilità, invitandoli allo stesso tempo a conoscere prima di tutto la propria regione di residenza e poi l’Italia. Se i giorni della gita sono una parentesi senza collegamenti con la didattica in classe, ovunque si vada ha poco senso. Se invece si crea un’aspettativa attraverso attività di preparazione e poi si pone un obiettivo, una attività da svolgere durante e dopo il viaggio, allora c’è un significato che può unire i ragazzi, oltre al fatto buono e giusto di socializzare e divertirsi.
Guido Leone – Già Dirigente tecnico USR Calabria