29\08\2012 – Dopo questo necessario e – si spera – interessante approfondimento su questo particolare bene economico che è la moneta, torniamo ad occuparci degli altri beni più comuni. Abbiamo detto che il concetto di bene si associa a quello di valore, nel senso che, dal momento che un bene è qualsiasi cosa che ha la capacità di soddisfare un bisogno, ne deriva che i beni sono più o meno desiderati dagli individui consumatori, e pertanto possiedono un valore economico, che deriva soprattutto dalla loro limitatezza fisica. Si usa dire spesso, nelle prime lezioni universitarie dei corsi di Economia politica, che i beni sono limitati mentre i bisogni sono illimitati. Ogni bene economico, quindi, ha un prezzo. Tale prezzo è determinato dall’incontro tra la domanda e l’offerta. Vale a dire che deve esistere il giusto contemperamento delle differenti esigenze che esistono fra chi vuole comprare e chi vuole vendere. Vediamo di analizzare la prima delle due situazioni, vale a dire la domanda. La prossima settimana parleremo dell’offerta. La domanda di un certo bene è la quantità di esso che i consumatori desiderano acquistare in corrispondenza di un certo prezzo del bene stesso. Quest’ultima considerazione è fondamentale, dal momento che la quantità domandata di un certo bene varia al variare del prezzo di quello stesso bene. La variazione è inversa, nel senso che più il prezzo diminuisce più aumenta la quantità domandata. Ovviamente, entro certi limiti. Se il prezzo di un bene diventa pari a zero, certamente non si avrà una domanda infinita, perché la capacità che ha un individuo di consumare un determinato bene è una capacità fisica definita. Inoltre, la questione cambia in base alla natura dei beni. Per i beni assolutamente indispensabili alla vita di ognuno – si pensi al pane ed altri prodotti alimentari, ma anche, oggi, la benzina ed il gasolio – l’aumento di prezzo non determina nessuna riduzione significativa della quantità domandata. Si dice, in questo caso, che si tratta di beni la cui domanda è rigida o anelastica. La quantità domandata è sempre la stessa, anche se il prezzo aumenta. Più diminuisce l’utilità di un bene, più aumenta la sua elasticità. Si tratta dei beni di lusso, assolutamente voluttuari. Pensiamo allo champagne: la domanda di questo squisito vino è per forza di cose limitata perché ogni bottiglia costa molto, non meno di 50 – 60 €; ma se il prezzo di una bottiglia di champagne diminuisse a 4 – 5 € a bottiglia, ecco che il suo consumo aumenterebbe moltissimo. Questo è un classico caso di un bene il cui prezzo è molto elastico alla domanda. Bisogna aggiungere, però, che la domanda di un bene non è funzione solamente del prezzo di quel bene, ma anche di altri fattori, quali: a) i gusti e le preferenze dei consumatori; b) il reddito dei consumatori; c) i prezzi degli altri beni. Analizziamo queste altre tre circostanze. La domanda di un bene è in funzione dei gusti e delle preferenze dei consumatori: certamente, perché se il consumatore desidera proprio QUEL bene, non si preoccuperà del suo prezzo, per cui si avrà nuovamente una curva di domanda rigida. Se a me piace lo champagne, e nessun altro tipo di vino, il prezzo non mi scoraggerà dal consumarlo. Lo stesso potrebbe dirsi di un orologio Rolex. La domanda di un bene è in funzione del reddito dei consumatori: certamente, perché un consumatore che dispone di un reddito elevato può acquistare quantità maggiori di uno stesso bene, oppure molti più beni diversi. Nelle località di turismo di élite abbondano i negozi delle griffe più esclusive in settori di gioielleria ed abbigliamento, proprio in relazione alla maggiore capacità di spesa delle persone che trascorrono le vacanze in queste località, come Cortina d’Ampezzo o Montecarlo. La domanda di un bene è in funzione del prezzo degli altri beni: certamente, e per due situazioni. Intanto per la sostituibilità di un bene con un altro, come nel caso di beni succedanei (il prosecco con lo champagne: se aumentasse il prezzo del prosecco, a quel punto – tutto sommato – il consumatore comprerebbe il vino francese), poi per la disponibilità monetaria residua (il reddito di ogni consumatore è, per forza di cose, limitato. Dopo il primo acquisto la quantità di reddito disponibile si è ridotta, e con quella dovremo fare i conti per i successivi acquisti).
La prossima settimana, dunque, ragioneremo dell’offerta.
Prof. Giuseppe Cantarella