Alle ore 22.00 circa di ieri la sala operativa riceveva la chiamata di una donna, (una 47enne originaria di foggia), che riferiva di aver ricevuto poco prima una telefonata da parte del coniuge (un 42enne di origine marocchina) da cui si sta separando, nella quale lo stesso minacciava di andare da lei per ucciderla. La donna riferiva di aver ricevuto una telefonata simile anche nel pomeriggio durante la quale l’ex convivente chiedeva un confronto, negato però dalla donna a causa della paura che la stessa ha dell’uomo, resosi più volte responsabile di atti intimidatori e violenti nei suoi confronti. Il poliziotto della centrale operativa rispondeva che avrebbe immediatamente inviato una volante e di non aprire la porta per nessuna ragione, nel caso l’uomo si fosse davvero presentato a casa.
Dopo poco, l’ex convivente si presentava effettivamente sotto casa, suonando dapprima insistentemente al citofono senza ricevere risposta e poi, riuscendo ad entrare nel palazzo, giungendo fino al portone della donna dove, urlando improperi e minacce di morte, iniziava a scalciare l’infisso e a prenderlo a spallate per entrare in casa. A questo punto giungevano i poliziotti, che si precipitavano all’appartamento della donna, dove trovavano l’uomo nell’atto di sferrare violenti calci alla porta della moglie. La donna, da dentro, sentendo arrivare gli operatori, urlava di aiutarla, terrorizzata. Per tutta risposta, l’uomo, con fare sprezzante, si parava davanti ai poliziotti urlando: “che cazzo volete voi, questa è mia moglie e io le faccio quello che voglio”.
Mentre gli agenti intimavano al soggetto di calmarsi, la donna di scatto usciva fuori di casa, iniziando a correre scendendo le scale. L’uomo, nonostante la presenza degli operatori, come una furia cercava di rincorrerla ma veniva immediatamente bloccato dai poliziotti che con fatica riuscivano ad immobilizzarlo e a metterlo in sicurezza. Veniva così accompagnato in Questura per gli accertamenti di rito e dichiarato in stato di arresto per minaccia grave e resistenza a p.u. La povera donna, portatasi in questura per sporgere denuncia, riferiva di aver più volte, negli anni, subito minacce e percosse da parte del marito e di averlo anche denunciato in un’occasione ma di aver poi ritirato la querela a causa delle ulteriori minacce di morte dell’ex, al quale era stato, tra l’altro, rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno proprio in virtù della cessazione della convivenza tra i due, provvedimento impugnato dall’uomo ma confermato in sede di ricorso dal prefetto, sulla base degli accertamenti effettuati dall’ufficio immigrazione riguardo alla effettiva e reale cessazione di ogni tipo di convivenza tra l’uomo e la ex moglie.
Il magistrato, dopo essere stato informato dei fatti, ne disponeva il trattenimento nelle celle di sicurezza in attesa del processo per direttissima, svoltosi nella mattinata odierna, al termine del quale l’uomo è stato condannato alla pena di 7 mesi e 10 giorni di reclusione. Messo a disposizione dell’ufficio immigrazione, l’uomo verrà trasferito oggi pomeriggio presso un centro per il rimpatrio, in attesa del suo definitivo allontanamento dal territorio nazionale.
fonte — http://questure.poliziadistato.it/Rimini/articolo/13105c611c6f4f91f598599290