“Dopo aver letto le parole di Lucio Dattola, che parla a cuor leggero di balli e attentati, provo un misto di sentimenti di tenerezza, inquietudine e vergogna per il tipo di politica fatta da lui, dall’opposizione comunale, nonché da quei deputati che gli suggeriscono le cose da dire e fare, quasi come direttori di un’orchestra stonata e monotona”. Lo scrive in una nota il vicesindaco Armando Neri rispondendo ad alcune affermazioni del consigliere comunale Lucio Dattola diffuse sulla stampa locale. “Provo sentimenti di tenerezza – scrive Neri – in quanto dal livore e dalle (neanche tanto) velate minacce di Dattola è evidente che non abbia ancora smaltito la bile della sconfitta elettorale subita nel 2014. La verità è che Dattola e la sua cricca in questi anni sono stati totalmente assenti, non hanno mai fatto una proposta, non hanno mai avuto a cuore le sorti della Città e dei reggini, hanno pensato solo a riposizionarsi nei partiti dei loro capi politici, alla ricerca di una verginità perduta, tentando di spartirsi candidature e poltrone ed offendendo quotidianamente chi, invece, ha lavorato ogni giorno per risollevare la Città dal baratro in cui loro stessi l’hanno buttata, dallo scioglimento per mafia e dal predissesto finanziario. Caro Dattola, come mai tanto nervosismo? Cosa avete fatto in questi anni per il bene di Reggio? Il sindaco ha richiamato ognuno alle sue responsabilità e voi non avete fatto nulla”. “Provo sentimenti di inquietudine perché Dattola ha detto frasi gravissime. Anzitutto non si capisce cosa vuol fare intendere quando afferma che alle scorse elezioni la ‘ndrangheta non ha votato per lui. L’allusione è gravissima. Mi permetto di suggerirgli di andarsi a rileggere gli articoli apparsi sulla stampa in questi anni, ma anche le risultanze investigative illustrate dagli organi inquirenti e finite negli atti di diversi processi che smascherano le oscure dinamiche criminali presenti sul nostro territorio, per scoprire verso dove era diretto l’interesse delle cosche”. “Secondo il consigliere Dattola inoltre, il sindaco Falcomatà spererebbe di diventare oggetto di un attentato per diventare un martire dell’antimafia. Non credo che Dattola sia davvero cosciente del significato delle parole che lui stesso ha pronunciato. Un’affermazione pericolosa e del tutto irresponsabile, che si prende gioco dei rischi quotidiani che centinaia di amministratori, soprattutto alle nostre latitudini, corrono ogni giorno quando si espongono nella gestione della cosa pubblica in contesti non certo semplici. Vorrei che Dattola avesse il coraggio di pronunciare le stesse parole di fronte ai familiari delle vittime della criminalità organizzata, o di chi è costretto a vivere sotto protezione. Probabilmente non userebbe la stessa ironia di fronte ad un dramma che purtroppo, ancora oggi, investe migliaia di persone nel nostro Paese, nella nostra regione e nella nostra Città. Dattola misura la politica dell’amministrazione Falcomatà con il metro suo e dei suoi compari, ma noi siamo diversi da loro, noi siamo diversi da chi come Dattola e altri, annoverano ed hanno annoverato i finti attentati tra gli strumenti politici. I finti attentati non appartengono al nostro modo di intendere la politica. Noi abbiamo un Sindaco che non dà notizia neanche delle vere minacce che riceve, verbali e non, tenendole per sé!” “E leggere le parole di un consigliere comunale che associa tutto questo ad un ballo mi lascia sinceramente sgomento. Il consigliere Dattola ha già dato ampiamente prova di incapacità come amministratore. Non lo rimpiangono di certo tanti commercianti che adesso, finalmente, sono rappresentati da chi ha a cuore le sorti della Città e li rappresenta davvero, grazie ad una Camera di Commercio con una guida solida, competente e valida” “Fortunatamente Reggio ha già voltato pagina. Gli suggerisco dunque di farsene una ragione. Altro che ultimo tango. Piuttosto che lanciarsi in vuote polemiche ed invettive personali, Dattola farebbe meglio a pensare a qualcosa di utile per la Città, altrimenti credo che insieme al resto dell’orchestra stonata che lo accompagna, e naturalmente al suo direttore, possa continuare a danzare con l’unico ballo che conosce: quello del quà quà”.