Il valore della moneta, oggi, è determinato soprattutto dall’andamento della finanza. Nel caso dell’Euro, è determinato anche dalle circostanze che riguardano il Debito Pubblico di alcuni Stati come Italia, Spagna, Grecia. Ma andiamo per ordine. Se analizziamo la serie storico del cambio Euro – Dollaro, ci accorgiamo che i primi mesi di circolazione monetaria della nuova divisa europea furono caratterizzati da quotazioni basse, in rapporto alla moneta statunitense, con quotazioni Euro – Dollaro di molto sotto la parità, intorno a 80 centesimi di Euro per Dollaro. Il cambio cominciò a salire nel corso del 2002, superando la parità e continuando a crescere fino all’inizio del 2005. Una breve flessione, e poi via verso una nuova fase di crescita, con la massima quotazione di 1,5990 Euro – Dollaro in Luglio 2008. Era la bolla speculativa che andava sempre più gonfiandosi, fino a scoppiare negli Stati Uniti con il fallimento della Lehman Brothers. Da allora, alti e bassi fino ad oggi che la quotazione Euro – Dollaro è intorno ad 1,25.
La bolla speculativa è esplosa nel 2008, ma ciò non significa che gli investitori internazionali siano rimasti con le mani in mano. Anzi, in questi ultimi anni è proprio l’Euro ad essere soggetto alle pressioni finanziarie più gravose. Il motivo è molto semplice da spiegare, anzi siamo persuasi che i nostri cinque lettori, dopo i discorsi fatti in precedenza, si siano già fatti un idea. Dunque, la costruzione dell’Euro è stata certamente una buona cosa. Nel mondo globalizzato di oggi è necessario, per competere sul mercato valutario internazionale, allargare la base monetaria, mettendosi al pari del Dollaro, della Sterlina, del Rublo, dello Yen. Poi, per noi in Italia, che avevamo una moneta (la Lira) che aveva un valore veramente bassissimo sui mercati valutari internazionali, l’adozione dell’Euro è stata veramente una felice ancora di salvezza.
La costruzione dell’Euro, però, ha visto un enorme sbaglio, una grande carenza, un importante limite: intendiamo riferirci al riconoscimento del Debito Pubblico degli Stati sovrani. A fronte di una Moneta Unica, andava realizzata una banca centrale unica (cosa che è stata realizzata con la BCE), ma andava realizzato anche un Debito Pubblico Unico Europeo. La crisi dell’Euro di questi ultimi mesi non è altro che il frutto dell’incapacità degli Stati membri di trovare un accordo sulla governance del Debito Pubblico degli Stati sovrani. Perché per una semplicissima legge di economia finanziaria, al momento della collocazione dei titoli del Debito Pubblico, gli Stati che sono più a rischio devono collocare i propri titoli ad un tasso di interesse più elevato, da cui lo spread con i titoli tedeschi. Davanti a tassi di interesse elevati, gli avvoltoi – pardon, gli speculatori – si fiondano sulla preda con avidità. Si tenga presente che a Novembre 2011, con lo spread pari a 575, i titoli italiani erano stati collocati sul mercato ad un tasso di interesse del 7 % !
È bene sapere che il Debito Pubblico italiano è posseduto, secondo Eurostat, per il 38 % circa da investitori stranieri (non – resident), per il 44 % circa da investitori italiani (resident financial) e per il rimanente 18 % circa da risparmiatori italiani (resident non – financial) (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-12-034/EN/KS-SF-12-034-EN.PDF). Conclusione semplice ed ovvia: se si vuole scongiurare la crisi sempre più profonda dell’Euro bisogna realizzare titoli del Debito Pubblico europeo, da emettere dopo un provvedimento di riconoscimento, se non di tutto il debito, almeno della parte eccedente il 60 % del rapporto con il PIL, previsto dal Trattato di Maastricht. Moneta Unica, Banca Centrale Unica, Debito Pubblico Unico.
Prof. Giuseppe Cantarella