Tira aria di stagnazione. Secondo le stime Confesercenti, la pesante flessione della produzione industriale nel mese di novembre si tradurrà in una caduta congiunturale del Pil dello 0,1%, equivalente a quella registrata nel periodo luglio-settembre. Il quarto trimestre del 2018 dovrebbe segnare la seconda contrazione consecutiva del Prodotto interno lordo: l’economia italiana entra dunque nel 2019 in condizioni di stagnazione. La priorità deve essere evitare che si trasformi in una recessione conclamata, la terza in meno di un decennio.
Così Confesercenti commenta i dati Istat sulla produzione industriale e la nota dell’Istituto di statistica sull’andamento dell’economia italiana.
Dati che tracciano un quadro estremamente preoccupante, segnato da un progressivo indebolimento. Nella media annua, la variazione del Pil è scesa nel 2018 allo 0,9%. Per la produzione industriale l’aumento è stato appena superiore (+1,1%). Il tasso di disoccupazione è risalito di quasi mezzo punto dopo l’estate, mentre tra gennaio e dicembre, gli indici di fiducia delle famiglie e delle imprese sono scesi, rispettivamente, di 4.3 e 5.6 punti. Un deficit di fiducia che ha falcidiato i consumi: la propensione delle famiglie è diminuita di mezzo punto, e l’indicatore delle vendite al dettaglio del commercio, nel 2018, si chiuderà con una contrazione dello 0,2%, la prima da tre anni a questa parte.
Un rallentamento di cui il governo deve tenere conto. In queste condizioni, gli obiettivi di crescita fissati per il 2019 difficilmente saranno conseguiti. In particolare, per i consumi delle famiglie si può stimare un incremento pari alla metà di quello previsto nei documenti programmatici (0,8%). In un quadro che costringerà a fare scelte: bisognerà dare precedenza a tutti gli interventi che possono rilanciare la crescita, dagli investimenti all’alleggerimento del peso del fisco. La via maestra per restituire fiducia alle famiglie e alle imprese e slancio allo sviluppo.