Rapporto Istat salute mentale: anziani, donne e disoccupati più a rischio depressione

È la depressione il disturbo mentale più diffuso tra gli italiani, e colpisce 2,8 milioni di persone.L’Italia è  comunque uno dei Paesi Ue con meno depressi (5,5% contro il 7,1% della media Ue). A tracciare il quadro è l’Istat nel report “La salute mentale nelle varie fasi della vita – anni 2015-17”.

 I più colpiti gli anziani

Una malattia in aumento soprattutto fra gli anziani, nei quali i disturbi depressivi e di ansia grave sono spesso associati ad altre malattie croniche.

 La depressione è soprattutto femminile…

Il disturbo riguarda in misura maggiore le donne. Guardando i dati per genere, il tasso di depressione femminile è quasi doppio rispetto a quello maschile (9,1% contro 4,8%).

ma colpisce anche i disoccupati

Quanto al lavoro, nella popolazione tra i 35 e i 64 anni , dichiara ansia e disturbi depressivi l’8,9% dei disoccupati e il 10,8% degli inattivi rispetto ad appena il 3,5% degli occupati.

 In aumento gli alunni con disabilità nelle scuole italiane

Record di alunni disabili a scuola: sono 170mila, e due su tre hanno disturbi intellettivi.
Su 100 alunni  a cui è stato riconosciuto il sostegno, sono stati evidenziati nell’ ordine  seguente  problemi di: disturbo del linguaggio,disabilità motorie e disabilità sensoriali .  Ma la quota dominante è appunto rappresentata dalle disabilità intellettive: il 45,4%  ha infatti una disabilità intellettiva, il 23,9% ha un disturbo evolutivo globale dello sviluppo psicologico, i il 17,3% soffre di disturbi del comportamento e dell’attenzione, il 16,5% di disturbi affettivi relazionali.Si stima inoltre che i minori con disturbi mentali nell’età evolutiva ospitati da strutture residenziali siano  circa 1.064  e in prevalenza maschi. Tuttavia,”l’offerta di posti letto presenta notevoli differenze territoriali: i livelli massimi sono nelle regioni del Nord-Est, con 25 posti letto per 100mila minori residenti” mentre al Sud non si supera “la soglia degli 11  posti letto per 100mila”.

La solitudine prima causa di depressione 
  

 E’ l’isolamento sociale la ‘chiave’ che spiega l’aumento preoccupante dei casi di depressione in Italia soprattutto tra anziani e disoccupati. A dare una lettura degli ultimi dati dell’Istat sulla salute mentale è lo psichiatra e past president della Società italiana di psichiatria (Sip) Claudio Mencacci.  La causa primaria  del disturbo depressivo sta nella progressiva e crescente sensazione di isolamento sociale avvertita da questa fascia di popolazione”. Infatti, rileva, “si è impoverita la rete familiare e sociale e, in primo luogo nelle metropoli, è ormai venuta a mancare quella tradizionale assistenza di ‘buon vicinato’ del passato”. Proprio l’isolamento sociale dunque, spiega Mencacci, “è la molla che, in questi soggetti, può far scattare la depressione. Al contrario, le relazioni sociali contribuiscono a mantenere viva l’attività cerebrale”. Sempre l’isolamento è la ‘chiave’ per spiegare l’aumento del disturbo anche tra disoccupati, inoccupati o persone con livello basso di istruzione: “Proprio queste categorie, alle quali si aggiungono anche gruppi in aumento di giovani che non studiano e non cercano lavoro, sono tra quelle a maggior rischio di ghettizzazione. Una condizione che, in soggetti particolarmente vulnerabili, può facilmente aprire la strada al disturbo depressivo”. Quanto all’aumento dei disturbi intellettivi anche tra bambini e ragazzi che frequentano le scuole, come rilevato dall’Istat, secondo Mencacci la progressiva crescita dei casi è da mettere in relazione anche con i metodi diagnostici oggi più precisi e mirati. Tuttavia, avverte l’esperto, “va detto che i sempre più diffusi disturbi comportamentali tra giovani e giovanissimi sono anche spesso legati alla mancanza di sonno e all’eccessivo uso delle tecnologie”.

MS

 

 

 

 

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