Minasi, serrata ambulatori: “Grazie a Scura e Olverio, il sistema crollerà sulle spalle dei calabresi”

Budget, tagli, piani di rientro, pagamenti, contabilità. Queste le parole che ritroviamo più spesso quando ci si riferisce alla sanità calabrese. Un elenco che denota la tipica impassibilità dei numeri se non fosse che parliamo del sacrosanto diritto alla salute messo sotto scacco da un’incomprensibile intransigenza del commissario Massimo Scura. Omen nomen: anche se la situazione, purtroppo, non è scura, ma molto, molto buia. Quanto sta accadendo, e mi riferisco in particolare alla serrata degli ambulatori e laboratori di analisi privati che da lunedì erogheranno solo prestazioni a pagamento, è di una gravità inaudita. La decisione intrapresa da  questi ultimi, ormai allo stremo anche a causa degli undici mesi di pagamenti arretrati, è l’ultimo atto di una vera e propria tragedia in campo di assistenza sanitaria che si sta consumando nella nostra regione. Non serve qui ricordare il ruolo prezioso che  le strutture compiono a servizio dell’intera Calabria che soffre di un gap serio rispetto altre aree del paese in termini di efficienza ed efficacia del sistema, che detiene la maglia nera per la migrazione sanitaria, dove le liste di attesa sono interminabili ed alcune prestazioni vengono erogate solo dal privato convenzionato (vedi la fisioterapia). Ed è proprio in questo quadro drammatico che si inserisce l’operatività di ambulatori e laboratori che riescono, con sforzi e difficoltà, a garantire soprattutto quelle necessità diagnostiche che il pubblico, altrimenti, non potrebbe assicurare. Oggi, questi professionisti, si vedono costretti ad andare contro le classi più disagiate: quelle stesse fasce deboli della popolazione che la sinistra, da sempre, dichiara di voler tutelare. Chi avrà i mezzi potrà curarsi, chi, invece, nella regione più povera d’Europa, non dispone di denaro dovrà rinunciare ad un diritto sancito nella nostra Costituzione. Una condizione che non è certo giunta come un fulmine a ciel sereno, ma che è venuta delineandosi nel tempo, con atti ed azioni del commissario ed è maturata nelle maglie degli scontri tra Scura ed Oliverio: tutto ciò mentre il cittadino muore, mentre il calabrese non ha accesso a programmi preventivi, mentre i malati scappano. Mi domando dove fosse Oliverio quando tutto ciò cominciava a profilarsi all’orizzonte. Perché, invece di fomentare diatribe interne e a mezzo stampa non ha preteso, anche duramente, dal Governo ‘amico’ (appena congedatosi dai palazzi) un cambiamento dello status quo? Perché il presidente della Regione non ha voluto farsi portavoce in maniera rilevante delle difficoltà, forse la più importante in mezzo alle tantissime altre, di migliaia di calabresi? Cosa accadrà nelle prossime settimane, come si porrà rimedio alla disperazione di tantissimi nostri corregionali? Perché mortificare, inoltre, il lavoro di tanti bravi operatori che forse, viste le ristrettezze, un lavoro non lo avranno più? La sanità non può e non deve essere ostaggio di due primedonne che si fronteggiano sulla pelle della Calabria. Nel corso di questi anni il silenzio del presidente Oliverio, la sua incapacità (o mancata volontà) di farsi ascoltare da chi preposto a risolvere tali e dolorose problematiche, ci ha portato ad essere spettatori di una catastrofe i cui risultati pagheremo a lungo termine.

Tilde Minasi – Ex consigliere regionale

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