L’art. 48 della Costituzione italiana sancisce il diritto di voto. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età . Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
A volte però il voto può avere” un prezzo alto”. Tornare alle urne rappresenterebbe infatti un ulteriore (e ravvicinato) esborso per le casse dello Stato.
Secondo fonti del Viminale, circa 350 milioni di euro dovrebbero essere stanziati per le spese organizzative: è la cifra complessiva relativa ai costi di un nuovo, eventuale, possibile giro elettorale . Un importo non di poco conto se consideriamo il debito pubblico attuale e che la spesa sarebbe suddivisa tra i ministeri dell’Interno (a cui spetterebbe la somma più considerevole), degli Esteri, della Giustizia e dell’Economia.Le spese per il Viminale ammonterebbero a poco meno di 300 milioni di euro, buona parte dei quali andrebbero ripartiti come rimborso ai Comuni per l’allestimento e l’organizzazione delle oltre 61mila sezioni elettorali sparse sul territorio. Nella cifra sono comprese anche le spese a carico del ministero dell’Interno, per garantire la vigilanza ai seggi e per predisporre misure generali di sicurezza (circa 70 milioni). A questi costi andrebbero sommati quelli sostenuti nel corso di questa ” legislatura” anomala. Alla Camera dei deputati la media finora è di 3,5 ore di lavoro al mese e i deputati si sono riuniti per sette sedute (al costo di una ventina di milioni di euro l’una). I conti li ha fatti il deputato PD Michele Anzaldi che ha calcolato che in questi 63 giorni di stallo le Camere hanno sprecato 252 milioni di euro (161 milioni Montecitorio e 91 milioni Palazzo Madama) . In questo lasso di tempo il Parlamento non ha prodotto alcuna legge. Eppure di proposte di legge in entrambi i rami del Parlamento ne sono già state presentate molte, per la precisione 540. Alla Camera ne sono state depositate 377 mentre al Senato ne sono arrivate 163. Proposte di legge che non potranno però essere esaminate né votate fino a quando non si insedieranno le Commissioni. E le Commissioni non potranno essere formate fino a che non si saprà chi andrà al governo e chi invece all’opposizione.
Nel 2013 la spesa complessiva per le elezioni politiche fu di 389 milioni di euro, Panorama spiega che per l’Italia gli ultimi dati disponibili riguardano infatti le politiche di 5 anni fa, che si svolsero nei 2 giorni di domenica 24 e lunedì 25 febbraio, tenendo anche conto dell’abbinamento con le regionali. Il principale costo è relativo al ministero dell’Interno pari nel 2013 a 315 milioni di euro. Segue con 38 milioni il ministero dell’Economia; 33 milioni il ministero degli Esteri; 14 milioni il ministero della Giustizia. E anche se manca ancora l’ ufficialità dei dati 2018, appare opportuno ricordare che, approssimativamente, il costo medio complessivo, per le recenti elezioni del 4 marzo, è stato di circa 400 milioni di euro. Non pochi, soprattutto di fronte allo sguardo inclemente dell’ elettorato….
MS