Coinvolta una famiglia di italiani. Si ripropone il tema della sicurezza sulle navi da crociera e se sia effettivamente garantita
Botte da orbi fra passeggeri di una famosa nave da crociera. Sono stati tre giorni a dir poco intensi sull’imbarcazione. La vita tranquilla, rilassata e festosa che normalmente si svolge nella crociera che lambiva la costa australiana è stata interrotta in modo inopportuno quando alcuni membri di una grande famiglia italiana di Melbourne si sarebbero resi attori improvvisati di una serie di episodi violenti.
Da un diverbio banale, come accade quasi sempre in questi casi la situazione sarebbe poi letteralmente sfuggita di mano. E non si è trattata di una normale rissa, ma di una vera e propria battaglia che sarebbe durata ben tre giorni in cui i protagonisti avrebbero combattuto contro tutti, di fronte agli agenti della sicurezza della crociera e anche a chiunque avesse incrociato la loro strada. Alla fine, la nave ha dovuto attraccare nel porto di Eden dove ha dovuto scaricare i 23 responsabili del “conflitto”.
Tuttavia, lo scandalo continua a crescere perché centinaia di passeggeri (in totale erano 3.000 a bordo), hanno denunciato gli attacchi che hanno ricevuto e il brutto momento che hanno attraversato, a causa dei membri di questa famiglia e hanno protestato contro la compagnia accusando l’assenza di adeguata reazione al principio di questi gravi fatti.
Un rappresentante della compagnia si sarebbe scusato pubblicamente per gli eventi accaduti. Al di là del fatto gravissimo e a dir poco insolito, ci si chiede come mai quest’ondata di violenza gratuita sia durata ben tre giorni in un luogo dove la sicurezza e l’incolumità delle persone a bordo dovrebbe essere la prima regola.
In buona sostanza, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questo fatto così eclatante ripropone il tema della gestione della sicurezza sulle navi da crociera e sulla necessità che vi sia sempre personale adeguato a protezione dell’utenza e che faccia spegnere sul nascere ogni minaccia per la sua incolumità.
c.s. – Giovanni D’Agata – Sportello dei Diritti