Odore di urne, odore di giostra e di mattanza

C’era una volta l‘Italia. Iniziano così tutte le favole che si rispettano, che se come soggetto di fantasia, oggi ci metto come protagonista il paese Italia, questa si trasforma in una fatale tragedia che vede la sua gente difronte alle prossime imminenti elezioni politiche. Non posso esimermi perciò dal ricordare un piccolo spaccato di recente attualità, dal partire dallo scioglimento delle Camere e l’inevitabile consultazione elettorale, che ci porta oggi nel dover riascoltare ormai vecchie promesse, programmi riciclati ed uomini che nel corso degli ultimi anni hanno fatto finta di fare politica per salvaguardare solo i loro interessi di bottega. Obbligato a fare un sunto cronologico del sistema politico italiano, non posso che ricordare che la nostra crisi politica, iniziata nel 1992 con Mani Pulite, si è perfezionata nel corso della Seconda Repubblica, ed ha avuto il suo massimo “splendore “con l’arrivo di Monti, e il successivo susseguirsi di vari governi che ci hanno condotto ad oggi, con l’avallo del presidente dalla “triste figura”, al “conte” Gentiloni come guida di un governo che quantomeno, ha l’onore di averci fatto rivivere quella storica dittatura classica Italiana servita al popolo in una mai morta “salsa” democristiana. In tutto questo “gran casino”, osservo con un certo rammarico il crollo dell’interesse della popolazione per la politica, sfociata inevitabilmente in quel l’astensionismo manifestatosi nelle ultime tornate elettorali e per nessun motivo giustificabile perché pur sempre l’unica opportunità che abbiamo per dare un’indicazione su ciò che vogliamo sia il nostro futuro. Eppure, pur non essendo il nostro Paese incline alla rivoluzione, l’Italia potrebbe sfatare questa attitudine ed iniziare la sua indispensabile e opportuna piccola rivolta che ci è servita su un piatto d’argento dal tanto aspettato voto, al quale occorre però partecipare assolutamente in chiave anti-sistema se vogliamo un cambio di rotta tanto auspicato da anni da un popolo a cui per troppo tempo è stato negato il sacrosanto diritto di esprimersi con le urne. Credo che ognuno di noi sia come sempre libero di votare chi crede, ma spero che la gente tenga finalmente conto che c’è un’Europa di mezzo che ci dimostra quantomeno che soltanto una politica di rottura a destra può far cambiare il corso degli eventi, come ha fatto l’AfD in Germania, o il FPO in Austria, ma specialmente, pur con tutti i suoi difetti, l’elezione di Trump negli Stati Uniti. Tornando però alle faccende di casa nostra, la classe politica attuale ha distrutto quattro generazioni, e ce ne vorranno altrettante per rifare l’Italia. Se non cominciamo ora, votando in chiave anti-sistema, un domani ci troveremo a essere “stranieri in Patria”, servi dell’oro è non essere più ciò che siamo per nascita e tradizione. Andando al voto come dovere, ricordiamoci che siamo Italiani, di appartenere a una storia, a un popolo e un’identità forte benché oggi sommersa. Non scordiamoci dunque che ’Italia è uno dei paesi con più spiccata “personalità” nazionale, con un forte timbro di appartenenza, è questo ha un peso importante nell’epoca della globalizzazione e dell’omologazione mondiale. Crediamoci esprimendoci col voto, perché è ormai giunto il tempo di chiudere un’epoca, un ciclo e un mondo che non ci appartiene più. Quando tutto finisce, non resta che ricominciare. Occorre dar spazio a quella nuova classe politica che ha il coraggio di osare riforme vere, il coraggio di valorizzare meriti e meritevoli, il coraggio delle proprie idee, perché quella vecchia che sta per andarsene a casa, ne ha lasciate soltanto deboli tracce, mostrandosi inadeguata. L’unico vero punto di partenza è da quella metà d’Italia che è ancora in sintonia con istanze, temi e valori di “destra”. Il popolo che scende in piazza per tutelare la famiglia, che antepone la tutela degli italiani all’accoglienza senza limiti e senza filtri, il popolo che ancora reputa l’essere italiano un valore e un motivo di fierezza, non un ingombro o una vergogna. Quindi l’onere e il dovere di quella metà d’Italia che nessuno rappresenta più a livello mediatico e culturale, è l’essere legittimata tramite il voto per poi trainare questo paese che ha bisogno di rivivere da subito una nuova alba dato che da troppo tempo siamo stati dimenticati e lasciati soli nel nostro doverci barcamenare nel buio politico più assoluto …

 

Maurizio Gattuso

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