Disoccupazione

Allarme dall’OCSE, l’ ILO ( Organizzazione Internazionale del Lavoro ) certifica che nei paesi industrializzati sono 11 milioni i giovani tra i 15 ed i 24 anni senza posto di lavoro, un tasso medio pari al 17,1%. In questa situazione l’Italia ha segnato un tasso record pari al 35,9% e si posizione al 4° posto, nella classifica OCSE di disoccupazione giovanile. ( si potrebbe affermare che il nostro paese si è aggiudicato la medaglia di legno in ambito di disoccupati) Piu’ preoccupanti sono i NEET (Not in Education,Employment or Training) acronimo inglese che identifica i giovani che non studiano e nemmeno lavorano, anche loro in netto aumento. La disoccupazione giovanile è aumentata da inizio crisi del 16,5%, da un 19,4% del maggio 2007 al 35,9% di oggi. Uniche nazioni europee peggiori della nostra sono la Grecia con un 51,2% (+29,8% dal 2007), la Spagna con un 51,1% (+33,7% dal 2007) ed il Portogallo con un 36,9% (+18,8% dal 2007). Il tasso di disoccupazione generale, in Italia, si attesta al 9,8%, con un incremento del +0,2% su base mensile ed un +1,7% su base annuale. Le percentuali di lavoratori Part-Time e a Tempo Determinato sono passati rispettivamente al 15,2% ed al 13,4%, non per scelta dei lavoratori, ma per contingenza economica delle aziende e l’incertezza dei mercati. Le reazioni del mondo politico ed economico sembrano concordi, Johnatan Todd, portavoce del commissario UE all’occupazione, sottolinea la sua preoccupazione della portata della crisi economica. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, gli fa’ eco anche lei preoccupata per la situazione del paese. Raffaele Bonanni, segretario della CISL, afferma : “si sta’ creando una miscela esplosiva nel paese, tra l’aumento della disoccupazione, l’aumento delle tasse, il blocco degli investimenti sia pubblici e privati, occorre una svolta nella politica economica, altro che SPENDIG-REVIEW, il 2012 si sta’ confermando l’anno più nero per l’occupazione”. Il “superministro” Passera, afferma che: “tutto è causa dell’effetto combinato della recessione che segue un decennio di crescita insufficiente”. Bisogna mettere “la barra al centro , accelerando le riforme ed assicurando le risorse all’economia”. Il “nostro” Premier esce vittorioso dal G8, confortato dal fatto che America e Francia concordino con le sue linee di politica ed affermando che bisogna puntare alla crescita, ma con rigore. Tante sono le domande che sorgono spontanee da queste affermazioni,che la gente continua a porsi senza risposta su come sia possibile che: in un paese come il nostro dove la pressione fiscale è in aumento costante, la disoccupazione l’abbiamo scritto precedentemente; ci sarebbe una pseudo-riforma del mercato del lavoro che ogni giorno cambia e nessuno sa più chi e cosa possa essere assunto o licenziato; abbiamo un’età pensionabile che è diventata un’incognita “X”, lo stato che non paga le aziende che gli hanno fornito servizio o che vantano rimborsi da ottenere; si possa parlare di crescita? E non dimentichiamoci che dal 2004 al 2011 il numero degli imprenditori è calato del 42,4% passando da 402 mila a 232 mila (dati ISTAT), sapendo bene che sono queste persone che compongono il nerbo dell’economia di questo paese, e non le grandi aziende, che pensano solo a scappare da questa nazione. Per ora aspettiamo con “rassegnazione” gli sviluppi e le idee dei nostri “tecnici”, che per ora sembrano essere un po’ confuse.

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About the Author: Carlo Viscardi