Il rispetto per l’ambiente e per gli esseri viventi che lo abitano è un indice di civiltà da cui il progresso non può in nessun caso prescindere. Nei paesi più ricchi e industrializzati il livello di consapevolezza ambientale soprattutto negli ultimi decenni è aumentato notevolmente costringendo la società nelle sue varie articolazioni a riconoscere la necessità di stabilire nuove regole che disciplinino l’interazione fra l’uomo e l’ambiente, definendo i confini di crescenti responsabilità individuali e collettive. Nessuno è esentato da colpe grandi o piccole che siano e tutti qualche volta con comportamenti non proprio irreprensibili abbiamo contribuito a degradare il nostro ecosistema già alterato da agenti fisici, chimici e biologici. Basti solo pensare che l’inquinamento atmosferico, come un killer silenzioso, ogni anno miete vittime al pari di altri eventi catastrofici quali guerre, terremoti, incidenti che forse fanno più rumore. Lo afferma anche l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, nel nuovo rapporto rilasciato oggi, dall’eloquente titolo “Danger in the air”, in cui gli esperti spiegano come lo smog possa influenzare lo sviluppo del cervello dei bambini piccoli. Respirare nitrati, solventi, acidi, può infatti indebolire lo sviluppo cognitivo e danneggiare il tessuto cerebrale. “Secondo le immagini satellitari prese in esame dall’UNICEF, la maggior parte dei bimbi più esposti vive in Asia meridionale: si tratta di 12,2 milioni di individui, che stando alle soglie dell’Organizzazione mondiale della sanità respirerebbero giorno dopo giorno aria tossica, oltre i livelli consentiti. Il rapporto aggiunge che le particelle ultrafini rappresentano un rischio particolarmente elevato, dal momento che possono entrare nel flusso sanguigno con maggior facilità e viaggiare attraverso il corpo fino al cervello”. «Gli inquinanti non solo danneggiano i polmoni durante lo sviluppo, ma possono compromettere il cervello dei bambini e quindi il loro futuro – ha detto Anthony Lake, direttore esecutivo dell’UNICEF – Proteggerli dall’inquinamento atmosferico può essere un vantaggio per loro, ma anche per le società nelle quali nascono, un vantaggio che si concretizza in minori costi sanitari, maggiore produttività e un ambiente più sicuro e pulito per tutti». Secondo l’UNICEF, esistono una serie di misure che permetterebbero di ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sui più piccoli: innanzitutto, sostiene il rapporto, è necessario investire in politiche di lungo periodo, come l’aumento delle fonti di energia rinnovabile per ridurre le emissioni, aumentare la quantità di spazi verdi nelle aree urbane, garantire un accesso economicamente sostenibile al trasporto pubblico, garantire migliori opzioni per lo smaltimento dei rifiuti e migliorare sia la conoscenza che il monitoraggio dell’inquinamento.
MS