… Se è vero che non scrivo perché ho qualcosa da dire ma perché ho solo voglia di dire qualcosa, non posso non farlo non potendone più sentire sulle polemiche per gli adesivi e i volantini che nei giorni scorsi. Durante la partita tra Lazio e Cagliari, alcuni tifosi biancocelesti, li hanno affissi su una vetrata della curva Sud dello Stadio Olimpico, nei quali Anna Frank era raffigurata con la maglia della Roma. Per capirci di più sulla “bravata” degli ultrà laziali, sono partito dalla foto. Come riportato dai media storicamente tutti o quasi omologati sul medesimo stesso “pensiero”, erano molte le scritte sui muri dell’Olimpico riportate quella sera, alcune con i soliti stereotipi di stampo sessuale e altre con la “malizia” tipicamente Romana che rievocavano la figura di Aronne Piperno, l’artigiano ebreo del Marchese del Grillo. Nessuno di questi insulti avrebbe ottenuto la ribalta mediatica, ma chissà perché quella del viso sbarazzino di Anna Frank in bianco e nero, ha bucato le pagine soprattutto sui quotidiani stampati a colori. Quel viso sbarazzino è il più classico delle foto di metà Novecento, come tante altre ancora, che potrei ritrovare nella casa dei nostri nonni, o tra le pagine di un romanzo pubblicato dai fratelli Treves, senza però non poter fare a meno di trovare in debito risalto quella maglietta della Roma che si stacca con un’evidenza straordinaria, è un Photoshop secondo me che lo uso per hobby, persino un po’ grossolano ma di sicuro effetto. Certo che civiltà o inciviltà, in questo caso, dell’immagine, mi portano a due considerazioni che vorrei trarre da questo putiferio che, inevitabilmente, è uscito dai contorni calcistici per riesumare le mancanze culturali e educative del nostro Paese. Sono le reazioni di un Italiano, perché è da questo punto di vista che provo a leggere la situazione. La prima è il pericoloso scollamento tra ciò che formalmente è inaccettabile, ma poi fa parte del vissuto quotidiano, nelle chiacchiere informali e nell’agone dei social, che a livello educativo mi pare alquanto discutibile visto il voler fare passare il messaggio che in alcuni ambiti sia permesso tutto quello che in forma ufficiale viene ritenuto sconveniente. Credo che una doppia morale rischi di fare più danni di una morale debole, per questo è doveroso sottolineare che non tutti i tifosi debbano essere considerati come una massa di decerebrati da rieducare, ma piuttosto ci sia urgente bisogno di non veicolare l’idea che esistano delle “zone franche” dove si può spegnere la responsabilità individuale e un agire classico da branco.
La seconda è che lo stile del “politicamente corretto” ha creato delle sacche di resistenza aggressiva che si alimentano nel sottobosco e diventano più devastanti quando vengono allo scoperto, evidenziando se si legge tra le righe, quella crisi d’identità che sta attraversando le famiglie di quest’Italia ormai portata al collasso di valori ed ideali che non possono che uscir fuori nel più basso del suo manifestarsi come in questo caso. Se dobbiamo inquadrare il gesto, come spunto di riflessione e di un correggere il tiro delle nuove generazioni, bisogna ripartire dalla famiglia come elemento primo e cardine della società, e che oggi andrebbe ancor di più incoraggiata e privilegiata nella sua struttura tradizionale come elemento essenziale per risanare quei valori nazionali che eviterebbero, secondo me, questo sfogare in atti di pessimo costume. Bisogna ritornare a quell’indissolubilità del matrimonio, favorendo il lavoro della donna entro le mura domestiche, avvantaggiando così le famiglie numerose. Una forte politica fatta di “Cultura” che riporti i nostri giovani a non commettere errori come quello accaduto a Roma accompagnandoli verso una nuova visione della società.
Il vero problema non è tanto chi finisce nella categoria dei cosiddetti emarginati ma piuttosto combattere con la forza delle idee e della cultura quel modo ormai troppo vecchio di ragionare che contrappone non due idee di mondo diverse, ma quel Noi/Loro che altrimenti esisterà sempre creando una virtuale “casella” dove qualcun altro prima o poi, come successo allo stadio Olimpico, tenderà ancora una volta a farci rientrare stavolta qualcun altra forma di diversità. Quindi finiamola col chiudere tutto, sorvegliare tutti, soltanto limitarsi nell’arrestare ogni voce ribelle, manganellare, diffidare ogni grido non conforme, perché questo vorrebbe dire dare un volto a quella tirannia “anticulturale” che sta affamando sempre di più i giovani italiani portandoli sulla via di quell’ignoranza creata ad arte da menti superiori, e che poi si manifesta negli stadi quanto sulle strade delle nostre città nel viverle nel quotidiano altrimenti, ARRESTATECI TUTTI .
Maurizio Domenico Gattuso