Las Vegas – USA – capoluogo della contea di Clark e città più grande dello Stato del Nevada, famosa per essere la capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d’azzardo; Route 91 Harvest, annuale concerto di musica country che raggruppa insieme una infinità di partecipanti sotto il segno della musica e della leggerezza; Mandalay Bay Resort, famoso hotel di lusso di 43 piani dotato di 3.309 camere, 24 ascensori ed un casinò; S.P., pensionato di 64 anni, americano, bianco, investitore multimilionario navigato nel settore immobiliare. Proviamo a mettere tutti questi elementi assieme e si compone quella che possiamo definire la sparatoria di massa più sanguinosa nella storia degli Stati Uniti d’America.
Questi i fatti così come riferiti dall’autorità di Polizia locale: alle 22:05 del 1° ottobre 2017, a Las Vegas Strip, si sta tenendo un concerto di musica country, al quale assistono oltre 40. 000 persone. Durante l’esibizione di Jason Aldean, leader del gruppo, l’autore della strage comincia a sparare ininterrottamente in direzione della folla, con varie armi, da una finestra del 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel.
Molti dei presenti, sentendo gli spari, in un primo momento credono si tratti di fuochi d’artificio. Purtroppo così non è. Circa due minuti dopo la fine degli spari, gli ufficiali della polizia, giunti sul posto e localizzato il punto di fuoco del cecchino, immediatamente fanno irruzione all’interno dell’hotel. Dopo aver raggiunto la stanza dove si trovava il tiratore e dalla quale lo stesso ha cominciato a sparare, gli agenti trovano il corpo del killer senza vita, morto suicida.
All’interno della stanza, oltre al corpo dell’attentatore, sono ritrovate 23 armi da fuoco, tra pistole e fucili, tutte legalmente acquistate e detenute. Almeno 12 di queste armi hanno una struttura simile a quelle automatiche e sono dotate di mirini telescopici, bipiedi e caricatori ad alta capienza. Il killer identificato come S.P., di 64 anni, nato in Iowa e residente a Mesquite, ha soggiornato all’interno dell’hotel per quattro giorni, portando con sé 10 valigie, contenenti armi. Il bilancio è quello della peggiore strage da armi da fuoco della storia degli Stati Uniti. Più di cinquanta i morti, oltre cinquecento i feriti.
La polizia nei suoi dati ufficiali riferisce di 59 morti e 527 feriti. Con un comunicato diffuso attraverso i propri canali, l’Isis rivendica la responsabilità della strage. Secondo quanto riportato dall’agenzia di propaganda Amaq, “l’esecutore è un soldato dello Stato islamico” che ha agito “rispondendo alla richiesta di colpire i Paesi della coalizione”. In un secondo comunicato l’Isis sostiene che l’assalitore si era “convertito all’Islam diversi mesi fa” e aveva cambiato nome in S.AH. o – si legge sempre in un comunicato dell’Isis – in “Abu Abd al-Bar al-Ameriki.” Ma l’FBI smentisce: non vi è nessun legame con il terrorismo.
Anche Trump, nel discorso alla nazione, non fa riferimento a legami terroristici ma si sofferma soprattutto sulle vittime rivolgendosi ai familiari. Negli Usa intanto si riapre la polemica sulle armi facili.
Ci sono più fucili che abitanti. La loro diffusione è garantita dal Secondo emendamento della costituzione, un paragrafo ormai anacronistico, inserito dai padri fondatori per consentire ai cittadini di riprendere le armi nel caso di invasione inglese nell’ex colonia americana.
La lobby dei produttori Nra , generalmente, tendente a usare la tradizione culturale nazionale per difendere i propri interessi, nemmeno Obama era riuscito a piegarla dopo la strage avvenuta nella scuola di Sandy Hook, pare si sia espressa favorevolmente sulle possibili, nuove, limitazioni previste per legge relativamente ai dispositivi utilizzati nei fucili per aumentare la frequenza dei proiettili sparati. Secondo le prime informazioni raccolte dagli investigatori, P. avrebbe comprato legalmente le sue armi.
E la polizia non avrebbe potuto fargli neppure una multa, mentre andava a compiere il suo massacro. S.P. aveva anche una compagna, M.D. di 62 anni: Lo conoscevo come un uomo gentile e tranquillo – ha detto la D. agli inquirenti, secondo quanto riferito dal suo avvocato. Lo amavo e speravo in un futuro tranquillo con lui.
Non mi ha mai detto o fatto nulla che mi facesse capire in alcun modo che una cosa orribile come questa sarebbe accaduta”. La donna ha poi raccontato che Paddock le aveva comprato un biglietto per le Filippine e le aveva inviato denaro affinché acquistasse una casa. “Poco più di due settimane fa S. mi disse che aveva trovato un volo conveniente per le Filippine e che voleva facessi un viaggio a casa per vedere i miei familiari”.
In un primo momento la polizia di Las Vegas aveva creduto che i due fossero insieme durante la sparatoria. Poi, una volta appurati i fatti, ha escluso la sua complicità, anche se è da lei che si sperava arrivassero delle informazioni preziose sul movente di P., finora sconosciuto.
MS