Reggio Calabria, la vocazione c’è… Manca il turismo

Probabilmente sarò presuntuoso, ma se con grande immaginazione proviamo a spazzare via tutte le brutture che l’uomo reggino è riuscito a realizzare sul territorio della sua provincia ci ritroviamo davanti agli occhi uno dei luoghi più belli del pianeta terra. Due litorali diversissimi e meravigliosi insieme: rigoglioso, ripido e panoramicissimo il tirreno; caldo, immenso e accogliente quello jonico. A separarli colline verdeggianti che si trasformano salendo in monti aspri non solo per il nome, ricchi di paesaggi naturali unici. A dire il vero, lascerei traccia dell’uomo, ma fino ad un certo periodo storico, quello delle grandi culture mediterranee, di greci insediamenti e aragonesi fortificazioni, fermandomi quando ancora la civiltà vinceva sulla barbarie. E se questa terra è stata meta ambita dalle popolazioni più disparate quando i mezzi di trasporto erano poco più che di fortuna una ragione deve esserci stata. Non sono certo il solo a chiedersi perché da una certa data in poi gli abitanti di questo luogo incantevole hanno smesso di amarlo e lo hanno ridotto nello stato in cui ce lo ritroviamo oggi, con le fiumare discarica e l’abusivismo che diventa regola, con le fogne a mare e le spiagge pattumiera. Malgrado ciò non posso fare a meno di notare come, tuttavia, la natura resista allo scempio, quasi a volere difendere le sue stesse meraviglie dalla incuria. Eppure tutte le bellezze naturali avrebbero potuto e dovuto costituire la vera risorsa per il territorio ed il traino economico, poiché sfruttare ciò che madre natura ci ha regalato era compito semplice mai realizzato appieno. Altro che polo industriale! Soltanto menti regionali contorte o mosse da chissà quale interesse geopolitico avrebbero potuto immaginare per la provincia reggina una vocazione diversa da quella turistica. Dopo tanto tempo senza una bussola ad indicare la via dello sviluppo, la città dagli alberghi in ferie in estate, trova la sua identità, progetta e realizza il volano che dà una scossa all’economia reggina ed in poco meno di un decennio innalza la città a quinta meta turistica emergente del mondo. Con grande ripercussione in termini di vantaggio per la sua provincia, che beneficia di progetti e collegamenti utili a coinvolgere almeno le località più vicine al capoluogo. Malgrado il lavoro certosino mirato a distruggere il passato esercitato negli ultimi anni, resta in tutti noi salda l’idea di una città che deve sposare il progetto turistico quale unico obiettivo da consacrare per il futuro. Questa che è appena trascorsa sembra essere stata un’estate spenta e anonima, che ha lasciato il territorio al palo, allontanando sempre di più la provincia dalla città, che invece deve fungere necessariamente da traino per tutto in comprensorio, il quale invece risente della crisi non solo economica cittadina. Certamente hanno giocato un ruolo determinante in negativo le vicende legate alla crisi aeroportuale reggina che ha varcato la soglia dell’umana sopportazione, ma i motivi restano anche altri. A questo proposito, il Circolo MNS “Reggio 70”, che rappresento e che è attento alle problematiche che affliggono tutta l’area metropolitana, crede sia opportuno aprire un dibattito sul tema, coinvolgendo a tal fine gli altri circoli presenti ed operanti sul territorio provinciale, gli operatori turistici, i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di settore e di categoria, con l’obiettivo di vagliare criticità e potenzialità con l’auspicio che queste ultime trovino quella realizzazione che significherebbe l’effettivo decollo dell’indotto. Quell’indotto che con troppa faciloneria viene stimato in termini di ritorno economico e di consensi da una amministrazione comunale a targa PD a proprio uso e consumo, su un territorio ed in una città che ha perduto la attitudine ad attrarre, a causa della incapacità di una visione strategica e programmatica della sua attuale classe politica di governo.

Il Presidente del Circolo Reggio 70 – Movimento Nazionale per la Sovranità – Giuseppe Lembo

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