Lo ha ricordato Francesco M. Biscione al convegno dell’Università della Calabria
RENDE (18.5.2017) – Ancora puntualizzazioni e rilevazioni significative durante il convegno “Aldo Moro e l’intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere”, promosso a Rende dal Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dell’Università della Calabria. Dopo l’introduzione del Direttore del Master in Intelligence Mario Caligiuri e diverse relazioni tra le quali quelle di Ciriaco De Mita e Luigi Zanda, insieme a quelle di storici, quali Vera Capperucci della Luiss di Roma e Virgilio Ilari Università “Cattolica” di Milano , è intervenuto anche Francesco M. Biscione dell’Archivio Flamigni che ha esordito ricordando la centralità della figura di Aldo Moro nella nostra storia repubblicana. In particolare, si è soffermato sul ruolo da lui svolto, tra il 1959, allorché divenne segretario della Dc, al 1978, anno della sua tragica morte, come il maggiore costruttore di equilibri politici sulla prospettiva di un allargamento della base democratica del paese. In quest’ambito, ha sostenuto Biscione, il rapporto di Moro con l’intelligence è stato investigato attraverso due episodi delineati nel Memoriale steso nel carcere delle Brigate rosse. Il primo riguarda l’affermazione secondo cui Moro, allora segretario del partito, nel luglio 1960 poté giovarsi delle informazioni fornite dal generale De Lorenzo, capo del Sifar, per ottenere le dimissioni del governo Tambroni. Alcuni documenti, custoditi presso l’Archivio di Stato di Milano, mostrano che vi fu un effettivo sostegno del Sifar a tale scopo. L’altro episodio riguarda la nascita della strategia della tensione nel 1969, da Moro posta in relazione con un’iniziativa del generale Giuseppe Aloia, già capo si stato maggiore della Difesa, rivolta alla Dc. A detta di Moro, l’iniziativa – il cui contenuto non è noto – divise la Dc tra favorevoli, Piccoli e Rumor, e contrari, Moro stesso. La vicenda, ancora largamente sconosciuta, induce comunque a ritenere, secondo Biscione, che settori dell’esecutivo fossero a conoscenza fin dal 12 dicembre del 1969 della matrice nera delle bombe. Biscione ha concluso rimarcando che la strategia di Moro, consapevole che lo Stato contenesse anche l’antistato, si fondava su una costante ricerca del punto di equilibrio più avanzato, nel partito come nella società e nei rapporti internazionali, per scongiurare rotture che avrebbero comunque favorito il prevalere della reazione.