Roma 22:45 – Sorprendente e chiarificatrice sentenza della suprema corte di cassazione, in merito ai “migranti” ed immigrati. Come riporta RaiNews, la suprema corte ha respinto il ricorso di un indiano sikh condannato a duemila euro di ammenda dal Tribunale di Mantova, nel 2015, perché il sei marzo del 2013 era stato sorpreso a Goito (Mn), dove c’è una grande comunità sikh, mentre usciva di casa armato di un coltello lungo quasi venti centimetri. L’indiano aveva sostenuto che il coltello (kirpan), come il turbante “era un simbolo della religione e il porto costituiva adempimento del dovere religioso”. Per questo aveva chiesto alla Cassazione di non essere multato, e la sua richiesta era stata condivisa dalla Procura della Suprema Corte che, evidentemente ritenendo tale comportamento giustificato dalla diversità culturale, aveva chiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna. La Corte di Cassazione sottolinea che gli immigrati che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno “l’obbligo” di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso “di stabilirsi” ben sapendo che “sono diversi” dai loro e “non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante; In una società multietnica, – prosegue il verdetto della Suprema Corte – la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l’identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l’integrazione non impone l’abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell’art. 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante”. Con questa sentenza la Suprema Corte mette un punto fermo su tutti i vari atteggiamenti che spesso sono pregni di permissivismo. Viene messo in primo piano come chi decide di vivere in un qualsiasi paese non può esimersi dal rispettare e seguire le regole di quel paese e non “nascondersi” dietro la “scusa” della propria cultura di origine.