Catania, Squadra Mobile e Procura della Repubblica DDA: “Conference voodoo”

Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa in data 5.5.2017 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di:  J.B. (cl.1980), in quanto ritenuta responsabile del delitto di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed alla tratta di persone (unitamente ad altre persone allo stato non identificate ed operanti sia in Nigeria sia in Libia ed Italia), nonché dei delitti di tratta di persone aggravata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate – facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza – e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale ed al fine di trarne profitto.

Il provvedimento restrittivo accoglieva gli esiti di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico, inizialmente effettuata dalla Squadra Mobile di Palermo e successivamente proseguita da personale della Squadra Mobile di Catania – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – coordinata dalla D.D.A. di Catania, a seguito delle dichiarazioni rese in data 24 luglio 2015 da una giovane nigeriana, all’epoca minorenne, “Nicoletta” – nome di fantasia, n.d.r. – giunta nella medesima giornata presso il Porto di Palermo a bordo della nave norvegese “Siem Pilot”, la quale riferiva plurimi dettagli in ordine al viaggio compiuto per raggiungere l’Italia, a seguito di promesse fatte da una vicina di casa che le aveva prospettato la possibilità di partire per l’Europa dove avrebbe potuto trovare un lavoro, così da potere saldare il debito iniziale, pari alla somma di 35.000,00 euro, contratto con la sua “madame”.

La minore veniva sottoposta, unitamente ad altre connazionali, ad un rituale “voodoo”, che la obbligava ad obbedire alla sua madame e a ripagarle l’intero debito, e ciò per non incorrere in un minacciato destino funesto. In particolare, la stessa minore dichiarava che il voodooista le aveva fatto prendere con le mani la testa di un animale morto, facendole giurare che, una volta partita, raggiunta la destinazione, avrebbe lavorato per ripagare il debito, altrimenti sarebbe stata perseguitata dagli incubi e dalla morte. Intrapreso il viaggio per l’Europa, partendo da Benin City e giungendo a Lagos in Nigeria, la minore continuava per la Libia, dove, durante la sosta in un campo, la stessa “Nicoletta” aveva appreso dagli altri migranti che in Europa sarebbe stata avviata alla prostituzione. L’attività tecnica iniziata a seguito della denuncia resa dalla vittima – che forniva delle utenze telefoniche che avrebbe dovuto contattare una volta giunta in Italia – permetteva di risalire all’indagata la quale, in concorso con altri soggetti non identificati, organizzava abitualmente viaggi di fortuna sui barconi dei trafficanti libici per fare entrare in Italia clandestinamente ragazze nigeriane, anche minorenni, che venivano avviate alla prostituzione nella zona di Catania, privandole della libertà, picchiandole e considerandole quasi come oggetti di sua proprietà.

Nel corso delle intercettazioni, gli inquirenti della Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione, ascoltavano in diretta, in modalità “conference call” una conversazione tra il voodooista, l’indagata B., i genitori di un’altra “sua” ragazza, “Antonia”, – nome di fantasia, n.d.r .- la quale, secondo quanto emerso dall’attività tecnica, era scappata dal controllo di B., non versandole alcuna somma di denaro e fingendo di non lavorare. B. aveva reagito duramente, contattando la famiglia di “Antonia” per farla tornare e pagare il dovuto, ovvero la somma di 30.000 euro, e chiedendo di versare mensilmente 4.000 euro, fino all’estinzione del debito, così come concordato.

B., inoltre, aveva deciso di sottoporre “Antonia” ad altri riti voodoo, uno dei quali veniva registrato in diretta, ed in tale circostanza l’uomo che faceva il rito voodoo aveva invitato i familiari di “Antonia” a chiamarla ed attivare il vivavoce. In diretta telefonica, alla presenza di B., i genitori invitavano “Antonia” a ritornare dalla madame per rispettare il giuramento, ma “Antonia” affermava di non avere alcuna intenzione di tornare da B. perché la trattava male e pretendeva per il posto di lavoro – tratto di strada ove prostituirsi c.d. “joint”, n.d.r. – una somma maggiore di quanto pagato dalle altre ragazze. Sempre in diretta telefonica, il voodooista, rivolgendosi ad “Antonia” esclamava: “sono io ti ricordi di me? (…) Come mai dopo che ti ho chiamato l’altra volta, tu dopo due giorni sei scappata? (…) Guarda che la madame ha appena parlato con i tuoi genitori dicendo tutto quello che hai fatto … i tuoi genitori sono qua da me! Da questo momento in poi tu devi parlare con la verità ! Se tu dirai delle bugie, morirai!” Espletate le formalità di rito, J.B., su disposizione del G.I.P. è stata sottoposta agli arresti domiciliari.

comunicato stampa – fonte:  http://questure.poliziadistato.it/Catania

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