In una recente esclusiva intervista rilasciata a Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, Massoud Barzani, presidente della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno, annuncia l’intenzione di giungere a un Kurdistan indipendente. Abbiamo posto qualche domanda all’ Alto Rappresentante in Italia del Governo Regionale del Kurdistan, Dott.ssa Rezan Kader, ringraziandola per la disponibilità.
1) Colpisce la bandiera tricolore del Kurdistan: bianco, rosso e verde orizzontali con il sole al centro. Qual è la storia della bandiera?
La principale caratteristica della bandiera Kurda, che ha radici antichissime essendo stata riconosciuta da tutti i Kurdi quasi un secolo fa, è l’emblema al centro dello stendardo, il sole d’oro ardente, che è un antico simbolo religioso dei Kurdi, e rappresenta nello Zoroastrismo la saggezza. Il disco solare ha 21 raggi, uguali per forma e dimensione. Questo numero ha un’importanza particolare, in quanto il 21 di marzo si festeggia il Nawroz, il Capodanno Kurdo. Anche i colori della bandiera hanno un significato simbolico: il rosso simboleggia la continua lotta per la libertà e l’indipendenza del Kurdistan (e il sangue dei Peshmerga versato per ottenerla); il verde simboleggia la notra terra ricca da coltivare e i splendidi paesaggi che caratterizzano la Regione; il bianco simboleggia la pace e l’uguaglianza mentre il giallo simboleggia la vita e la luce.
2) Il presidente Barzani nell’intervista richiama valori come tolleranza, rispetto per l’altro, armonia tra fedi diverse, ruolo della donna. Com’è la vita nel Kurdistan?
La Regione del Kurdistan è un territorio che si colloca nel cuore della Mesopotamia, culla delle più antiche civiltà e religioni. Da secoli convivono in pace e nel mutuo rispetto reciproco musulmani, cristiani, yezidi, shabak, ebrei. Posso quindi affermare con grande fierezza che il mio paese è riuscito ad instaurare un modello di democrazia e di integrazione tra le varie componenti etniche e religiose presenti sul territorio, un modello che molti paesi ci invidiano, considerandoci un’ oasi di pace nel quadrante mediorientale. A differenza di molte aree del Medio Oriente, nel mio paese vige l’uguaglianza tra i sessi e le donne sono assolutamente integrate nel mondo del lavoro, andando a ricoprire spesso cariche di rilievo istituzionale e non. Nel Parlamento, di 111 seggi, 25 sono occupati da donne, con una percentuale pari almeno al 24%. Hanno accesso alle posizioni lavorative vacanti in base alle proprie competenze. La sottoscritta, in quanto Rappresentante del Governo Regionale del Kurdistan ne è un esempio.
3) Leggendo il sito della Rappresentanza in Italia del Kurdistan www.italy.krg.org si nota il suo costante impegno: sia con tante realtà italiane sia con altre rappresentanze diplomatiche. Può dirci qualcosa al riguardo?
I nostri rapporti con l’Italia sono ottimi, sia dal punto di vista politico-istituzionale che economico e commerciale. La visita nell’agosto 2014 dell’allora Primo Ministro Matteo Renzi è stata la prima di un Capo di Governo europeo dopo che i terroristi Da’esh avevano preso il controllo di Mosul, a testimoniaza del forte legame che da sempre unisce i nostri popoli. Continue sono state, infatti, durante questi anni le visite Ufficiali di Ministri e Delegazioni parlamentari che hanno visto i nostri due rispettivi paesi confrontarsi sulle tematiche internazionali. Ci tengo a ricordare che l’Italia è la seconda forza presente dopo gli Stati Uniti per numero di militari. Un coinvolgimento fortemente voluto dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti, che vede il contingente italiano condurre attività formative e di addestramento. In termini di scambi commerciali, l’Italia è uno dei paesi europei con cui intratteniamo i maggiori scambi economici e commerciali. Oltre 100 imprese italiane operano con successo sul territorio Kurdo in tutti i campi, ingegneristico, infrastrutturale, turistico e culturale e, ovviamente, questo richiede continui contatti e un impegno costante con le autorità italiane. Inoltre, la Rappresentanza di Roma è accreditata anche presso la Santa Sede, con la quale abbiamo ottimi rapporti diplomatici. Il Santo Padre ha da subito condannato le violenze perpetrate dall’Isis e manifestato la Sua vicinanza alle migliaia di profughi che hanno trovato rifugio nella Regione del Kurdistan e che hanno raggiunto l’impressionante cifra di quasi due milioni. I numerosi viaggi nei quali ho avuto modo di accompagnare l’inviato speciale del Santo Padre, Cardinal Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli testimoniano la vicinanza del Vaticano al dramma che stiamo vivendo.n Ottimi rapporti, da quando la Rappresentanza è stata ufficialmente innaugurata nell’ottobre del 2009, sono in corso con le altre missioni diplomatiche in Italia, sia con le Ambasciate europee che non.
4) Qual è lo stato dei rapporti tra italiani e curdi, al di là di quelli istituzionali, e cosa hanno in comune i due popoli?
I rapporti tra i nostri due popoli sono assolutamente ottimi. La presenza più significativa si trova nel Nord dell’Italia, in particolare a Bolzano e Venezia, dove le comunità Kurde sono perfettamente integrate ormai da generazioni. Non vi sono mai stati problemi di integrazione a testimonianza dei forti legami e delle somiglianze tra i due popoli. Gli italiani hanno sempre mostrato una forte vicinanza al popolo Kurdo, in particolare nei difficili anni in cui il mio popolo è stato oggetto di inaudite violenze. Da quando sono arrivata in Italia, negli anni 80, sono stata subito accolta e in questo paese ho potuto studiare e dedicarmi alla politica del mio paese, come rappresentante delle donne kurde prima, e come Alto Rappresentante del Governo Regionale del Kurdistan dopo.
5) Il Kurdistan è una terra ricca di storia e monumenti: sono possibili collaborazioni con i Musei italiani?
Assolutamente si. Ben vengano collaborazioni con i musei italiani. Come l’Italia, anche la Regione del Kurdistan è ricca di storia e monumenti. Infatti numerosi sono i progetti archeologici promossi da università Italiane, come quella di Udine o l’Università La Sapienza di Roma, che da molto tempo collaborano con i Musei della Regione del Kurdistan per valorizzare l’immenso patrimonio aritistico e culturale a disposizione. Cito su tutte la cittadella di Erbil, che nel 2014 è entrata nella lista World Heritage dell’Unesco, considerato il più antico insediamento tra quelli abitati di continuo al mondo (circa seimila anni). Inoltre, altri progetti sono stati promossi dal MIBACT, il Ministero dei beni e delle attività culturali italiano, come quello di “Monitoraggio e protezione del paesaggio archeologico e di attività di primo intervento e tecniche di conservazione del patrimonio archeologico”, avviati lo scorso 15 gennaio. Questi corsi, incentrati sul trasferimento tecnologico e di competenze, ha coinvolti vari studenti per numerose ore di lezione. Inoltre, grazie alla sinergia con il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale è stata realizzata la formazione, tra gli altri, di personale della Regione del Kurdistan al fine di rendere gli uffici autonomi nell’applicazione di tecnologie quali, il monitoraggio satellitare dei danni inflitti da ISIS sul patrimonio culturale dei territori sotto occupazione.
Tonino Nocera