Lavori pubblici, Confindustria Reggio Calabria: bilancio non soddisfacente, tempo passato invano

Il direttivo di Confindustria Reggio Calabria, nel corso della sua ultima riunione, ha compiuto un’ampia analisi sulla situazione politico-amministrativa del Comune e della Città metropolitana. Una disamina a 360 gradi dalla quale è emerso un giudizio fatto di luci e ombre, nell’ambito di un bilancio complessivo che per il momento non risulta soddisfacente. Tra i temi al centro del confronto, al quale ha partecipato anche Ance Reggio Calabria, è emersa la centralità del rilancio delle opere pubbliche che sono fondamentali per un tessuto produttivo composto in larga parte da aziende del settore edile. Tuttora, è stato sottolineato dal direttivo degli industriali reggini, nel settore degli appalti esistono grosse criticità e lacune della pubblica amministrazione comunale, il cui modus operandi dimostra come la burocrazia disconosca completamente la rilevanza del fattore tempo, decisivo in economia e in ogni contesto di lavoro efficiente.  A quasi un anno di distanza dagli annunci politici di investimenti pubblici per centinaia di milioni di euro, tra il Patto per la Città metropolitana e la rimodulazione del Decreto Reggio, non è praticamente partita neppure un’opera. L’adozione dei procedimenti amministrativi ordinari per lavori assolutamente urgenti e indifferibili, quali ad esempio quelli per il rifacimento del manto stradale, di fatto condannerà la città ad ancora molti mesi di attesa. Mantenere tutti i passaggi – progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, bando alla Suap che certo non brilla per rapidità – significa correre il rischio di vanificare per via burocratica decisioni pure condivisibili, come quella di stanziare 50 milioni di euro per fare fronte a questa emergenza cittadina.  Se a ciò aggiungiamo la farraginosità e i ritardi cronici nelle procedure di aggiudicazione e le scelte infelici dei responsabili unici del procedimento, il quadro d’assieme diventa sconfortante. Spesso i Rup rivelano una scarsa padronanza dei procedimenti amministrativi, con decisioni che finiscono per dilatare a dismisura i tempi dei lavori e per arrecare danni economici pesantissimi alle aziende impegnate nella realizzazione delle opere.  In questo senso, è necessario che l’Amministrazione comunale individui dei requisiti molto stringenti sulla scelta dei Rup, sia riguardo alle loro effettive competenze amministrative, sia sul versante della capacità di assumersi le proprie responsabilità. La maggiore retribuzione che viene riconosciuta a tali soggetti nella pubblica amministrazione nasce proprio dalle maggiori responsabilità che essi sono chiamati ad assumersi. I Rup sono veri e propri “project manager” ma spesso dimostrano di non avere piena consapevolezza di questo ruolo, manifestando una discutibile tendenza alla fuga dalle responsabilità e dall’applicazione di precise norme di legge. Quanto all’Amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, riteniamo che sia arrivato il momento di assumere decisioni forti e di battere i pugni sul tavolo per ottenere il riavvio di una macchina amministrativa pericolosamente ferma.  Sindaco, Giunta e Consiglio comunale non possono esimersi dall’esercizio delle proprie funzioni di controllo e indirizzo, se del caso anche assumendo provvedimenti incisivi all’indirizzo di chi opera in maniera inefficiente. È vero che la politica e la burocrazia viaggiano su binari diversi, ma è anche vero che dalla politica ci attendiamo risposte determinate e concrete. Non ci si può stringere nelle spalle come se fossimo in presenza di un destino ineluttabile. Perché se si continuasse su questa strada, l’economia cittadina sarebbe davvero destinata a non uscire più dal baratro nel quale è finita ormai da diversi anni.

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