Complimenti al Sindaco Falcomatà ed al suo intuitivo messaggio. È riuscito a caricare di suspense l’esito dell’incontro con il Ministro Del Rio sull’Aeroporto. Ha messo l’asso delle dimissioni il primo cittadino sul tavolo della strategia, forse perché sa già che la briscola è certa nelle mani del suo compagno di partito. Scrive molte lettere Falcomatà, più o meno consapevolmente, e con questa mielosa, e demagogica pantomima epistolare distoglie l’attenzione mediatica sui risultati della sua amministrazione e sulle lettere di altro tipo vergate negli anni passati e illude i reggini che a questo punto potrebbero persino trovarsi indecisi sul sacrificio del Tito Minniti in cambio delle sue dimissioni. Ironia a parte, questa lettera è l’esempio più significativo del prototipo PD renziano: giocarsi tutto, faccia compresa, nella convinzione di farcela e in caso contrario… faccia di bronzo. Commovente come un film comico è il tono delle sue parole, che richiamano all’unità della comunità reggina, le cui speranze lui stesso sul finire disintegra inesorabilmente con la sua forte carica di odio verso il passato, il solito passaggio ormai sgangherato e inflazionato, storiella retorica da campagna elettorale che tanti consensi ha prodotto per la sua ascesa al potere, ma costruita sulla sabbia col secchiello delle menzogne. Almeno, però, il Sindaco ci ha ascoltato, ha accolto il nostro invito ad un gesto forte ed eclatante, da compiere, tuttavia, non soltanto se troverà le porte chiuse in quel di Roma ma anche se l’esito dell’incontro di oggi al Dicastero dovesse sortire meri effetti “da rattoppo”, la solita pezza messa per salvare faccia e fondoschiena, che non preveda una strategia risolutiva efficace ed una programmazione concreta e seria per il nostro scalo. La realtà dei fatti non potrà cambiare dall’esito di questo incontro: la grave situazione in cui si trova il Tito Minniti è conseguenza dell’abbandono di qualsivoglia strategia programmatica. Il Sindaco ha aspettato che tutte le situazioni precipitassero senza muovere un dito e adesso sta portato avanti la sua personale “trattativa privata”, tentando di ergersi a salvatore della patria, dopo avere agito male per tempi, per metodo e nel merito. E questo giocarsi la carta delle dimissioni può rivelarsi per lui un boomerang incontrollabile, una isterica tattica da porre in essere quale extrema ratio, ogniqualvolta nulla viene fatto lungo le vie di ordinaria gestione della cosa pubblica. Ben altra attenzione richiedeva un problema che non si carica certo sulle spalle del solo primo cittadino, ma che abbraccia scenari di inadeguatezza, incompetenza e lassismo ad ampio spettro. I cittadini devono comunque sapere che, qualsiasi sarà il risultato che Falcomatà riporterà da Roma, l’aggiudicazione del bando alla Sacal è già da solo una severa sconfitta per Reggio, una consegna delle armi dell’unica Città Metropolitana della regione nelle mani del potere delle altre province. Di nuovo e come un tempo, la frittata è servita.
Movimento Nazionale per la Sovranità Reggio Calabria