Il mese di novembre inizia con due commemorazioni importanti,due momenti per riflettere e ricordare. Il primo si festeggiano i santi, il due è il giorno in cui si pensa a chi non c’è più, alle persone care che hanno fatto parte della nostra vita e che, per chi crede, sono passate a una migliore. Due giornate ricche di significati religiosi, che si fondono con antichi riti e credenze popolari. La celebrazione di Ognissanti nasce nel nord Europa e giunge a Roma il 13 maggio del 609 d. C. , quando papa Bonifacio IV dedica il Pantheon alla Vergine Maria e a tutti i martiri. Per cristianizzare questa festa pagana la si sposta poi al 1° novembre, con la costruzione, all’interno della Basilica Vaticana, della Cappella di Ognissanti. Il due novembre è una data che sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio Universale, che successe, secondo il racconto di Mosè, nel 17° giorno del secondo mese, che corrisponderebbe al nostro novembre. Dall’antica Roma alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è una storia sospesa tra religione e leggenda, dove l’unico comune denominatore è consolare le anime dei defunti perché siano propizie per i vivi. La stretta associazione tra le due commemorazioni fu istituita nel 998 d. C. : si pensava che i morti entrassero in comunicazione con i vivi e in memoria dei cari scomparsi ci si mascherava da santi, angeli e diavoli e si accendevano falò. Un po’ come l’All Hallows’Day inglese, diventato poi Halloween, che in tutto il mondo è tutt’oggi una festa pagana legata al mistero, alla magia, al mondo delle streghe e degli spiriti. Secondo le credenze della tradizione popolare, quindi, nella notte tra l’1 il 2 novembre le anime dei defunti tornano dall’aldilà. Il viaggio che li separa dal mondo dei vivi è lungo e faticoso. Nasce così, per ristorare i propri cari e renderli benevoli verso i giorni che verranno, la tradizione culinaria della festa dei morti. Da nord a sud della penisola i dolci simboleggiano i doni che i defunti portano dal cielo e allo stesso tempo quelli offerti loro dai vivi. Un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte. Un ricordo particolare nel giorno di Ognissanti va da quest’anno a Natuzza Evolo, la mistica di Paravati (VV), scomparsa esattamente un anno fa. La storia di Natuzza è a metà tra il mondo reale e quello del paranormale, tra una vita umile e semplice, con un marito e cinque figli e un’intensa vita spirituale, dotata di particolari carismi ed elevate doti mistiche vissute in povertà. Il 15 agosto 1938 a”Fortunata” appare per la prima volta la Vergine e da quel momento in poi saranno innumerevoli gli episodi di presunte o vere visioni e colloqui con Gesù, la Madonna, angeli, santi e defunti. Riceve il dono delle stigmate e ogni anno rivive sul suo corpo la Passione di Cristo in croce. Le ferite si arrossano, si ingrandiscono e si aprono producendo perdite ematiche e stati di sofferenza. Suda sangue, che forma sulle garze e sulla biancheria delle scritte in varie lingue, generando anche delle emografie raffiguranti immagini sacre. La veggente ha momenti di estasi, opera guarigioni, parla lingue straniere pur non avendole mai studiate. Tante testimonianze le hanno attribuito anche il dono dell’illuminazione diagnostica: risposte riguardanti la salute e la necessità di subire o meno operazioni chirurgiche. Tutto, come afferma lei stessa, suggeritole dall’Angelo Custode, suo o altrui. Per tutta la vita Natuzza ha ricevuto presso la sua abitazione migliaia di persone provenienti da tutto il mondo e sono moltissime le testimonianze di grazie e benefici ricevuti dopo averla visitata. Tante anche le offerte con le quali la mistica ha potuto creare la Fondazione del Cuore Immacolato di Maria, un progetto di opera assistenziale per giovani portatori di handicap e anziani attraverso una grande struttura di accoglienza. Natuzza è morta il 1° novembre 2009 ed è sepolta provvisoriamente nella Cappella del Santissimo nell’Auditorium della Fondazione, in attesa di essere spostata nella nuova chiesa del complesso Villa della Gioia che ospiterà anche un centro per malati terminali e tossicodipendenti. I fenomeni di cui è stata protagonista non riusciranno mai a essere spiegati dalla scienza. Lei non ha mai acconsentito a collaborare ad indagini parapsicologiche, considerando quello che le “apparteneva” come un grande dono mistico da custodire nell’umiltà. Un dono del Signore, quindi, che ha scelto lei, piccola donna del Sud, per comunicare agli uomini tutta la sua verità e la sua misericordia. Ad un anno dalla sua morte il suo ricordo è più vivo che mai.
M. Cristina Scullino