Comando Provinciale Brescia
Il 28 Novembre scorso i militari del Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo di Polizia Tributaria Brescia – sotto la direzione della Procura della Repubblica di Brescia, nell’ambito dell’Operazione “TRANSILVANIA” – avevano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Brescia nei confronti di 4 persone (3 in carcere e 1 agli arresti domiciliari). L’ipotesi di reato per la quale si procedeva era l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di reati fiscali, ovvero emissione ed annotazione di fatture fittizie ed occultamento delle scritture contabili, riciclaggio dei proventi illeciti con l’aggravante della transnazionalità del reato. L’Operazione “TRANSILVANIA”, che ha interessato, oltre al territorio nazionale, la Romania (da qui il nome dell’operazione “TRANSILVANIA”), l’Ungheria e l’Ucraina, ha consentito di individuare due figure (padre e figlio) quali principali attori di un vasto ed articolato sistema fraudolento che ha portato all’accertamento di fatture false per circa 165 milioni di euro e all’individuazione di “retrocessioni” di denaro contante per un importo complessivo stimato in circa 20 milioni di euro. Tra gli appartenenti al sodalizio criminale era stato individuato anche T. B., 33enne italiano residente a Bucarest, anch’egli destinatario di un’ordinanza in carcere. Il ruolo del B., più nel dettaglio, consisteva nel partecipare alla gestione di società “cartiere” con sedi formali in Romania ed Ucraina, ossia emittenti di fatture fittizie, nonché nel recarsi presso gli istituti di credito esteri allo scopo di “monetizzare” il denaro prelevandolo da conti correnti intestati alle citate società cartiere. Si trattava, dunque, di un vero e proprio “trasportatore professionista” di denaro contante tra l’Italia e l’Europa dell’est. A titolo esemplificativo, il B. era stato fermato nel marzo 2015 dai militari della Guardia di finanza al confine italo-sloveno e trovato in possesso di oltre 145.000 euro, occultati sulla persona, in più tasche dei propri indumenti. Il trasporto del denaro contante, pertanto, avveniva “via gomma”: in circa otto ore di viaggio venivano trasferiti diverse centinaia di migliaia di euro tra le capitali dell’est Europa e il territorio bresciano. Poiché B. era risultato irreperibile sul territorio nazionale al momento dei primi arresti, l’Autorità giudiziaria bresciana ha tempestivamente emesso apposito “Mandato d’Arresto Europeo”. Il M.A.E. costituisce un efficace e snello strumento che – sostituendosi, nell’ambito dell’Unione Europea, al più complesso e tradizionale “sistema di estradizione” – impone ad ogni Autorità giudiziaria nazionale (A.G. dell’esecuzione) di riconoscere la domanda di consegna di un soggetto che sia stata formulata dalla Autorità giudiziaria di un altro Stato membro (A.G. emittente). Il meccanismo – operativo in tutti gli Stati UE – si basa sul principio del riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie e persegue la finalità di garantire agli Stati membri dell’UE una rapida e agevole procedura di consegna dei ricercati. Nel caso di specie, l’emissione del M.A.E. e la cooperazione tra l’Autorità giudiziaria italiana e quella rumena hanno consentito di catturare il soggetto ricercato dopo solo un mese di irreperibilità. Il B., infatti, è stato arrestato a Bucarest in data 29 dicembre.