Il mese di gennaio sta per concludersi, sembra, nel peggiore dei modi; i continui scioperi che si sono susseguiti da qualche settimana a questa parte, oggi, all’unanimità bloccano il Paese. Dopo i tassisti, gli autotrasportatori, i benzinai, è l’ora dei lavoratori delle categorie pubbliche e private, aderenti alle organizzazioni sindacali: Usb, Slai-Cobas, Vib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas e OrS.A, le aziende del comparto trasporti aderenti al sindacato Cub-Trasporti, le aziende del Trasporto Pubblico Locale aderenti all’Usb, il comparto scuola e la Pubblica Amministrazione. Per ventiquattro ore stop generale e sembra non ci sia nessuno escluso: dai mezzi pubblici agli aerei, dalle navi ai treni. Lo scopo di questa nuova ondata di agitazioni è come sempre protestare contro le misure messe in atto dal governo Monti in materia di tassazione e liberalizzazioni, temi scottanti che proprio faticano ad essere accettati. Confusione nervosa, con la speranza di essere ascoltati. Correnti di pensiero diverse, viaggiano tra le varie categorie di lavoratori che vogliono salvare la propria posizione (qualcuno parla di privilegi). Le fasce orarie coinvolte vanno dalle ore 7:00 alle 10:00, e dalle 18:00 alle 21:00. Uffici pubblici, sanità, scuola, poste, telecomunicazioni, uniti per cambiare qualcosa. L’Italia si ferma quindi, causando qualche disagio ai cittadini, soprattutto per le difficoltà di spostamento con lo stop dei vari mezzi di trasporto (fatte salve le fasce di garanzia). Lo sciopero è indetto solo dai sindacati di base quindi è improbabile un fermo generale mentre è possibile che soprattutto nel trasporto pubblico locale autobus e metro viaggino a singhiozzo. Le difficoltà maggiori dovrebbero esserci a Roma dove è prevista la manifestazione nazionale. Il caro prezzo di una crisi ancora da scontare!
Annamaria Milici