Reggio Calabria 7 dicembre 2016 – Alle prime luci dell’alba, nella Provincia di Reggio Calabria, il personale del Comando Provinciale Carabinieri, ha dato esecuzione al provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 indagati (5 OCC in carcere – di cui 3 già detenuti – , 9 OCC agli AA.DD. e 4 obblighi di presentazione alla P.G.) localmente legati ad ambienti dell’imprenditoria, della politica e della ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate “cosca IAMONTE” e “cosca PAVIGLIANITI”, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, violenza privata, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutte ipotesi aggravate dall’aver agito con modalità mafiose e per agevolare la cosca di riferimento, falsa testimonianza, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo.L’odierna misura cautelare costituisce esito di un articolato impegno investigativo coordinato da questa Procura e condotto dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, avviato nel 2014 quale approfondimento delle risultanze assunte nell’ambito delle operazioni cc.dd. “ADA” e “ULTIMA SPIAGGIA” condotte nei confronti delle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta facenti capo alle famiglie IAMONTE e PAVIGLIANITI, operanti nei comuni di Melito di Porto Salvo, San Lorenzo (RC), Bagaladi (RC) e Condofuri (RC). Il monitoraggio tecnico di amministratori locali ha indotto a focalizzare l’attenzione verso il settore dell’imprenditoria, in particolare all’indirizzo di A.R., imprenditore operante nel settore dei rifiuti con la passione per la politica, titolare della ditta “A. srl” con sede a Melito Porto Salvo. Il remunerativo settore della raccolta rifiuti è emerso fondarsi su un meccanismo di aggiudicazione degli appalti sulla scorta del quale alcune società, riunitesi in un cartello di imprese, sono riuscite a creare di fatto un regime di monopolio, forti del sostegno derivante dalla criminalità organizzata locale. Ne sono prova i rapporti intrattenuti da A.R., a cui si contesta il concorso esterno in associazione mafiosa, con esponenti di primo piano della cosca “IAMONTE”, egemone nel comprensorio di Melito Porto Salvo, che hanno reso possibile, nel corso degli anni, il consolidamento in posizione leaderistica della propria azienda. L’A. srl di A.R. inoltre, ormai affermatasi nel basso ionico reggino, avvalendosi della collaborazione di imprenditori di pari spessore criminale e spregiudicatezza, sarebbe riuscita ad affermarsi anche nei comuni dell’area tirrenica, forte dell’appoggio di C.C., già amministratore unico della R..srl,, e dell’alto ionio reggino, tramite la Z. sas di S. M.R., società che è emerso essere riconducibile a Z.G.S.. Il regime di monopolio instaurato da A. srl è risultato essere frutto dell’appoggio garantito dalle organizzazioni mafiose che condizionando l’azione amministrativa degli enti locali, sono riuscite a far aggiudicare gli appalti per il conferimento del servizio di raccolta e trasporto rifiuti all’azienda di A. Di contro, A. ricompensa la cosca assumendo in azienda il personale segnalatogli oppure, come accertato in alcune circostanze, contribuendo alle spese legali cui i familiari degli affiliati detenuti devono far fronte. Nel corso dell’attività investigativa è emerso come A. R. abbia dovuto giustificare la sottrazione di cinquemila euro dai fondi aziendali in quanto corrisposti alla cosca IAMONTE: dall’analisi combinata di intercettazioni telefoniche e ambientali si è potuto acclarare come per giustificare la fuoriuscita della somma di denaro destinata agli affiliati detenuti, A. abbia fatto ricorso alla complicità, più o meno consapevole, del personale dipendente. Dalle più recenti acquisizioni investigative si è appreso altresì che A., risultato essere diretta espressione imprenditoriale della cosca IAMONTE, nel momento in cui si “insedia” nel territorio di competenza di un’altra cosca, segnatamente nello specifico la cosca PAVIGLIANITI, sia comunque tenuto a pagare dazio. A., al pari degli altri imprenditori che intervengono nella realizzazione dello stabilimento A. di contrada Agrifa di San Lorenzo, deve rendere conto alla cosca territorialmente egemone: l’azione estorsiva assume le forme più svariate, dall’imposizione delle forniture e delle assunzioni fino all’esplicita richiesta di esborso di denaro. In sintesi, da un lato i patti corruttivi siglati con gli amministratori infedeli, sotto l’egida di significative entrature nel mondo politico, dall’altro le alleanze strette con le cosche mafiose rappresentano gli ingredienti del successo imprenditoriale di A.R., con importanti ricadute in termini di rafforzamento – economico e sociale – della cosca IAMONTE. Questa ambiziosa tesi investigativa si fonda, oltre che sul contenuto delle intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte nel presente procedimento, spesso sapientemente incrociate ed interpretate con quelle degli altri – e connessi – diversi procedimenti (ADA, ULTIMA SPIAGGIA), soprattutto sulle dichiarazioni, specifiche, dettagliate e attendibili, rese sul punto da A. S., oggi collaboratore di giustizia e già direttore della F. M. Spa, società a compartecipazione pubblica costituita per curare nella Provincia di Reggio Calabria lo svolgimento dei servizi di gestione e raccolta dei rifiuti. S. A., in ragione dello specifico ruolo rivestito e dei rapporti di affari intrattenuti nel settore con i soggetti istituzionali ed i principali imprenditori (tra cui A. R.), riversa nell’indagine un punto di vista conoscitivo privilegiato e qualificato di straordinario valore indiziario e di altissima efficacia dimostrativa rispetto ai fatti in contestazione. A. S., come accennato, è riconducibile a F. M. spa1, società avente per oggetto sociale la gestione diretta dei servizi di raccolta, trasporto, recupero, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti, e della quale A. ricopriva l’incarico di direttore tecnico. A., le cui mire imprenditoriali non si sarebbero concretizzate a causa della ferma opposizione del primo cittadino dell’epoca, il sindaco I.G., il quale, con il consenso della cosca I. e la complicità di M. F., avrebbe pilotato le gare a beneficio di A., decide di intraprendere un percorso di collaborazione con la magistratura riferendo circostanze che vedono coinvolto A. R. il quale, sulla scorta di quanto riferito da A., è da ritenere imprenditore “espressione” della cosca I. L’attività investigativa svolta ha permesso inoltre di documentare almeno due chiari episodi estorsivi, entrambi perpetrati dai PAVIGLIANITI, uno ai danni di A., il quale su richiesta di P. S., sarebbe stato costretto ad assumere nella propria azienda P.N. D., figlio di P. A., a titolo di ricompensa per la “famiglia” e l’altro episodio che avrebbe visto come vittime T. C. e suo figlio F., titolari di una ditta di movimento terra di Condofuri, i quali, durante l’esecuzione di alcuni lavori per la realizzazione della nuova sede A., sarebbero stati avvicinati da emissari della cosca PAVIGLIANITI ed avrebbero ricevuto una richiesta estorsiva, quantificata in quattromila euro, che hanno dovuto soddisfare su esplicita richiesta di P.N. cl. 1970 al fine di regolarizzare la propria posizione con la cosca. Nel corso dell’indagine è emerso altresì come i PAVIGLIANITI abbiano esercitato la propria influenza anche sulle elezioni comunali del 2014 di San Lorenzo (RC), inducendo anche A.R., che inizialmente aveva proposto la propria candidatura, alla rinuncia al progetto politico. Nel corso dell’attività investigativa è stata documentata l’esistenza di una vera e propria organizzazione che annovera tra i propri fini le turbative d’asta, con particolare riferimento al remunerativo settore dei rifiuti, in cui A., forte del sostegno derivato dalle cosche mafiose e degli ottimi rapporti tessuti con gli amministratori pubblici, è in grado di condizionare il regolare svolgimento delle gare d’appalto. I contenuti di alcune conversazioni intercettate confermano come A. abbia fatto sistematicamente ricorso a più espedienti per ottenere il favore e la stima di alcuni amministratori comunali che, ricorrendo a somme urgenze o inserendo nel bando clausole ad hoc, hanno poi effettivamente affidato all’A. srl i servizi di igiene ambientale. A., è risultato incline alla corresponsione di denaro e regalie di vario tipo, a beneficio di quanti, amministratori, dirigenti pubblici o liberi professionisti, gli possano risultare utili ai fini del perseguimento del proprio scopo. Nel corso di alcuni colloqui intercettati all’interno degli uffici dell’A. è lo stesso A. che confida di aver pagato una mazzetta per ricompensare un amministratore comunale al quale riconosceva il merito di aver fatto sì che si aggiudicasse un appalto. Le conversazioni telefoniche ed ambientali captate sono esplicative dell’esistenza di un meccanismo sulla base del quale gli imprenditori si spartiscono gli appalti spesso con il beneplacito delle amministrazioni comunali che gli imprenditori ottengono barattando qualche posto di lavoro. Il sostegno di politici, dirigenti pubblici e liberi professionisti corrotti ha consentito a A. di creare un canale privilegiato e di stringere rapporti rivelatisi molto proficui in particolare con l’amministrazione provinciale di Reggio Calabria in seno alla quale egli risulta che annoveri molte conoscenze influenti, non ultima quella dell’Ing. B. C., già responsabile del Settore Ambiente dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria nonché abituale componente della commissione giudicatrice istituita presso la Stazione Unica Appaltante Provinciale, competente alla valutazione delle offerte presentate dalle ditte concorrenti alle gare d’appalto. L’attività info-investigativa che ha interessato diversi comuni della provincia reggina ha permesso di addivenire ad alcune conclusioni, supportate da significativi dati oggettivi, in merito all’esistenza di una sorta di circolare rapporto “a tre” tra politica, imprenditoria e cosca mafiosa, in cui la prima in cambio di appoggio concede favori, la seconda cresce grazie all’influenza mafiosa ed alla politica collusa, e la terza rafforza il suo radicamento nel tessuto politico ed economico. Ecco che in tale ottica diviene consuetudine che l’amministratore e/o il funzionario del Comune che garantisce l’affidamento del servizio all’A. srl segnali ad A. R. il personale da assumere: dette assunzioni sono da intendersi, alla stregua dell’elargizione di somme di denaro, come il compenso pattuito per l’affidamento del servizio. Il monitoraggio di A. R. ha evidenziato come l’iter di aggiudicazione degli appalti per la raccolta ed il trasporto rifiuti nei comuni della provincia reggina non sempre sia stato “cristallino” e come gli stessi amministratori comunali che interagiscono con A. abbiano in più circostanze agito perseguendo interessi personali piuttosto che a tutela della collettività. In tale contesto risultano destinatari di provvedimento cautelare il Sindaco di Bova Marina C. V. R. (AA.DD.), il Vicesindaco del Comune di Brancaleone B. G. (AA.DD.), l’Assessore con delega a “Arredo urbano, ambiente e territorio” del Comune di Brancaleone Z. A. (AA.DD.), l’ex Sindaco del Comune di Melito Porto Salvo I. G. (AA.DD.), l’Assessore con delega a “Sport, turismo, spettacolo, affari generali e legali, arredo urbano, rapporto con le associazioni e politiche per i gemellaggi” del Comune di Condofuri T. S.(obbligo di presentazione alla P.G.). In ordine ai rapporti stretti da A. con le singole amministrazioni comunali, nei cui ambiti giurisdizionali l’A. risulta essersi aggiudicato il servizio di raccolta e trasporto rifiuti, rilevano quelli instaurati rispettivamente presso:
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Comune di Bagaladi
Gli ottimi rapporti che A. risulta aver instaurato con B. C., destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare che ha interessato la cosca PAVIGLIANITI (“ULTIMA SPIAGGIA”) da cui si evince essere al servizio della cosca e nei giorni scorsi condannato a 12 anni di reclusione, si sono rivelati determinanti nell’aggiudicazione di alcune commesse relativamente ai comuni di Brancaleone e Bagaladi, ove il B. risulta aver svolto le mansioni di capo area tecnica. L’A. infatti risulterà aggiudicataria dell’appalto.
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Comune di Palizzi
Dall’attività di intercettazione è emerso come A. R. abbia concesso al Sindaco S. A. W. – che la riceveva in ragione dell’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri – l’indebita utilità di poter indicare soggetti da assumere presso la A. s.r.l., così garantendosi lo stabile asservimento del citato pubblico ufficiale agli interessi propri e della propria azienda, da realizzarsi attraverso l’impegno permanente a compiere od omettere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione esercitata (quali ad esempio l’affidamento da parte del Comune di Palizzi di lavori e commesse alla A. s.r.l.), accordo che non si concretizzava per la contraria volontà dell’A. di assumere tale F. di Palizzi, indicato dallo S., perché soggetto considerato non affidabile (la conseguente ipotesi delittuosa di tentata estorsione non consentiva richieste cautelari per i limitati margini edittali).
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Comune di Bova Marina
C. V. R., sindaco del Comune di Bova Marina, sulla scorta delle risultanze investigative assunte è ritenuto pienamente inserito nell’eterogeneo sodalizio criminale, oggetto delle indagini, in cui coesistono imprenditori, amministratori comunali, funzionari pubblici ed appartenenti alla ‘ndrangheta con l’unico fine comune di trarre profitto dagli appalti pubblici. Le conversazioni ambientali registrato che coinvolgono C. documentano come egli abbia contribuito attivamente alle turbative d’asta, barattando l’assunzione di parenti ed amici con l’affidamento dei servizi comunali. Dal contenuto dei dialoghi captati all’interno degli uffici dell’A. si evince come C. V. si sia adoperato, ancor prima che il bando di gara venisse pubblicato, affinché il servizio di spazzamento, raccolta, trasporto e conferimento in discarica dei rifiuti nel Comune di Bova Marina, venisse aggiudicato all’A. srl. Inoltre l’assunzione di tale D. si sarebbe rivelata di primaria importanza in quanto da ricondursi ad un pacchetto di voti che il sindaco C. avrebbe ricevuto da elettori direttamente a lui riconducibili: alle rimostranze sollevate da F. G. il quale era consapevole della scarsa produttività di D., C. avrebbe risposto richiamando, pur se non esplicitamente, il cospicuo numero di voti da lui garantiti.
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Comune di Rizziconi
A. confessa di avere corrisposto la somma di cinque milioni di lire ad un assessore del comune di Rizziconi, successivamente all’aggiudicazione di una gara d’appalto.
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Comune di Condofuri
L’amministrazione comunale di Condofuri, affida il servizio di pulizia spiaggia ad A. srl, il cui amministratore, esperto conoscitore delle logiche clientelari, invita F. E., suo dipendente, a prendere contatti con l’Avvocato T. S., assessore del Comune di Condofuri, ed invitarlo presso la loro sede con il pretesto di conoscerlo ed affinché possa indicare i nominativi del personale da assumere. Dall’attività di intercettazione è emerso come A. R. avrebbe assicurato agli assessori del Comune di Condofuri, B. e T. l’assunzione di qualche loro amico a titolo di corrispettivo per l’affidamento del servizio di pulizia spiaggia.
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Comune di Brancaleone.
B. G. e Z. A., rispettivamente vicesindaco e assessore po tempore del comune di Brancaleone, risultano essere tra gli amministratori che hanno stretto un patto con A. barattando l’affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto rifiuti con l’assunzione in azienda di parenti ed amici. La procedura osservata si presenta, infatti, densa di aspetti oscuri e poco cristallina. Infatti, il servizio era inizialmente svolto dalla Locride Ambiente, società a partecipazione mista con sede legale a Siderno (RC), che però, per ragioni non meglio potute accertare, nella seconda metà dell’anno 2013, avrebbe manifestato la propria intenzione di non voler proseguire il servizio, che viene affidato pertanto all’A. srl a termine di una procedura che, per quanto in linea con il disposto del codice degli appalti, presenta molti lati oscuri. Inoltre, in contemporanea con la determina che ha affidato il servizio all’A., la stessa azienda ha avviato una serie di procedure di assunzione a beneficio di alcuni residenti nel comune di Brancaleone. E’ emerso altresì come M. D. G., assessore all’Ambiente ed al Territorio pro tempore del comune di Brancaleone, abbia esercitato delle pressioni su A. R. al fine di favorire l’assunzione in A. di un suo parente, S. D.. Dalle indagini, infine, è emerso che A. costringeva gli operai ad accettare di percepire, a titolo di stipendio, somme di denaro nettamente inferiori rispetto a quanto indicato nella busta paga, sotto minaccia del licenziamento.
comunicato stampa – Carabinieri