05\10\2016 – Stamane, a seguito di un’articolata attività d’indagine, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Operativo e del Servizio di Polizia Scientifica di Roma ha arrestato P.A., nato a San Luca (RC), alias “La Mamma”, capo indiscusso della cosca denominata “PELLE Vancheddu” di San Luca (RC), consociata con la cosca VOTTARI alias “Frunzu”, latitante dal 2011 ed inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, stilato dal Ministero dell’Interno.
Lo stesso è stato localizzato in un vano segreto, magistralmente realizzato nel suo appartamento in contrada Ricciolio di Benestare (RC). L’uomo deve scontare una pena definitiva a 20 anni e 1 mese di reclusione per associazione mafiosa, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi e munizioni ed evasione. Il P.A. è coniugato con V.T. classe 1970, figlia di V.G. (deceduto), già collocato ai vertici dell’omonima consorteria. L’odierno arrestato è il capo dello schieramento criminale che ha perpetrato l’omicidio di M.S., tragico fatto di sangue occorso il giorno di Natale 2006, inquadrato nel più ampio contesto della faida che ormai dal 1991 insanguina San Luca e che vede contrapporsi le cosche VOTTARI “frunzu”, PELLE “vancheddu”, ROMEO “stacchi” da un lato, e STRANGIO “janchi” e NIRTA “versu”, dall’altro.
Lo scontro è culminato nella strage di Duisburg in Germania il giorno di ferragosto del 2007 in cui furono uccisi sei presunti affiliati della cosca PELLE-VOTTARI. Anche gli omicidi perpetrati negli anni 1991-1993 tra le due fazioni contrapposte, che hanno preceduto la strage di Natale del 2006, vanno tutti inquadrati nel medesimo contesto criminale. A seguito dei fatti sopra esposti, P. A., in data 30.08.2007, è stato colpito da provvedimento di Fermo e successivamente dal conseguente Provvedimento di custodia cautelare emesso in data 17.09.2007 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria (Operazione “Fehida”), ai quali riusciva a sottrarsi.
In data 16.10.2008, la Squadra Mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, traeva in arresto in Ardore Marina (RC) il predetto P.A., dopo averlo rintracciato all’interno di un bunker sotterraneo. Il 19 Marzo 2009, veniva condannato in primo grado a 13 anni di reclusione dal GUP di Reggio Calabria. In data 14.04.2011, la Corte di Appello di Reggio Calabria sostituiva la custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari.
Una perizia fatta dai consulenti della Corte d’Assise, infatti, aveva stabilito l’incompatibilità col regime carcerario per una grave forma di anoressia, sopraggiunta ad una prima anoressia autodeterminata dal rifiuto volontario di assumere cibo, tanto grave al punto che in alcune udienze P. è stato condotto in barella. Successivamente, in data 14.09.2011, veniva trasportato d’urgenza presso l’ospedale di Locri, da cui si rendeva irreperibile, sottraendosi alla misura restrittiva degli arresti domiciliari cui era sottoposto. Successivi accertamenti hanno stabilito che P. progettava da tempo l’evasione.
Durante la detenzione, infatti, come emerso da alcune intercettazioni, gli inquirenti avevano avuto modo di appurare che P., forse con complicità all’interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti. In data 16.09.2011 la Corte di Assise d’Appello emetteva l’Ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere. In data 16.05.2013, a seguito di cumulo delle pene inflitte, gli veniva rideterminata la pena da scontare in anni 20 ed 1 mese di reclusione, con l’inflizione della multa di euro 40.000 e delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, per associazione di stampo mafioso, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi e munizioni ed evasione.
Comunicato Stampa – Questura di Reggio Calabria