Tanti amanti della poesia hanno raggiunto Rocca Imperiale e i paesi nei dintorni, anche quelli della Basilicata
Due nuove poesie, scelte tra quelle partecipanti al concorso “Il Federiciano”, sono state inserite nel percorso in versi del centro storico di Rocca Imperiale. I componimenti, raffigurati su stele di ceramica maiolicata, fanno da arredo a due abitazioni del borgo, diventato negli anni una vera dimora della poesia. Con trentotto ceramiche affisse alle facciate delle case, che riportano i testi dei vincitori del concorso di tutte le otto edizioni, più quelli di personaggi illustri del mondo culturale (in ordine di affissione: Dacia Maraini, Alda Merini, Mario Luzi, Manlio Sgalambro, Maria Luisa Spaziani, Lawrence Ferlinghetti, Eugenio Bennato, Omar Pedrini, Alejandro Jodorowsky, Mogol, Pupi Avati, Mango, Rino Gaetano), insieme ai grandi classici della letteratura e alle tabelle toponomastiche intitolate ai poeti della Scuola Siciliana, Rocca Imperiale può vantarsi di essere riuscita nell’intento di diventare “Il Paese della Poesia”, con l’antologia a cielo aperto custodita nei suoi vicoli. La cittadina calabrese diventata dimora ideale di poeti e amanti del verso, grazie all’idea vincente del direttore artistico Giuseppe Aletti, è presa d’assalto in particolar modo nei giorni del festival “Il Federiciano”, nato dall’omonimo concorso di poesia e sostenuto dal Comune di Rocca Imperiale e dalla Regione Calabria. Quest’anno la kermesse si è svolta dal 21 al 28 agosto, con ospiti di caratura nazionale e internazionale. Nove giorni di grandi suggestioni, di ampia partecipazione di pubblico sul territorio, e non solo. C’è anche una numerosa comunità virtuale che segue gli aggiornamenti dalla pagina Facebook “Il Paese della Poesia” (le statistiche indicano oltre 250 mila persone raggiunte nel periodo della rassegna) e al numeroso popolo che assiste da casa è riservato, ogni anno, il saluto a mani alzate nella lingua dei segni. Tra i momenti più emozionanti per i frequentatori del festival, sono sicuramente da ascrivere i due svelamenti delle stele vincitrici – uno in apertura e l’altro in chiusura del festival -, pur accogliendo altre discipline artistiche, musica, cinema, teatro, danza. La cerimonia di presentazione delle stele al pubblico, con il corteo che si dirama per le viuzze, è ancor più suggestiva per il fatto che non si conoscono in anticipo i vincitori, che vengono svelati dal vivo alla gente presente sul posto e anche a coloro che seguono la diretta dalla pagina Facebook, con la declamazione della poesia dalla voce di Valentina Meola, direttrice della Aletti Editore nonché attrice dell’associazione Senartica. E così, il 21 agosto, nel silenzio calato improvvisamente, con la complicità della notte, si fa spazio la voce che soavemente sussurra i versi della poesia “Verso le stelle” di Annalisa Pinna: «Ci chiamarono i pesci / nelle sofferte notti delle nostre madri / e venimmo sommersi dal sale / mentre i padri imprecando / impallidivano e si strappavano il viso / E poi / in ultimo / ci consegnammo alla misericordia del cielo / per avere in ricompensa / la grazia delle stelle». Una poesia commovente, scritta per i bambini che hanno perso la vita nei nostri mari, e dedicata alla giovane brillante Amalia Aletti, “Sorriso che riluce nell’ombra delle cose”, scomparsa improvvisamente lo scorso anno proprio nei giorni del festival; originaria di Rocca Imperiale, cugina di Giuseppe Aletti, Amalia lavorava da tanti anni a Milano per una prestigiosa Maison di moda. Altamente lirico è anche il secondo componimento, svelato il 28 agosto dai bambini che hanno partecipato alla sezione del concorso a loro dedicata – Germogli: Autori in divenire – che, incuriositi e divertiti, hanno strappato il telo dalla stele. I versi riportati sono quelli della poesia “I giorni buoni di Gennaio” di Giusy Zingale: “Hanno perso colore i fiori / del mio inverno. / Ma i boccioli ancora non si sono schiusi / alla luce nuova delle attese. / E la primavera tarda agli occhi. / Come chicchi di grano sfuggiti alla / cernitura, elenco sul crivello / i giorni buoni di Gennaio. / Così, divido i fiori sani da quegli altri / per farne un vaso a parte. / Perché non si confondano / le stagioni tra di loro / né si scambi per giorno / un’alba stinta”. Ancora una volta, il festival si contraddistingue per le sue peculiarità uniche e originali, per la capacità di fare da attrattore e promotore delle bellezze di Rocca Imperiale e dintorni, spingendo sempre più turisti nel territorio calabrese, ma anche nelle strutture ricettive della limitrofa Basilicata, e quest’anno anche per la sua interattività, grazie alla quale riesce a coinvolgere anche coloro che, non potendo raggiungere il luogo, commentano da ogni parte del mondo, sentendosi partecipi, anche da lontano, di quello che è diventato l’evento culturale più dinamico e tra i più seguiti della Calabria.