“Apprendo con viva soddisfazione che nei giorni scorsi il Comune di Locri ed il Comune di Palmi hanno sottoscritto con il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria, con la Direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Reggio Calabria e con le Direzioni dei rispettivi istituti penitenziari di Palmi e Locri, il Protocollo d’Intesa per il lavoro volontario e gratuito in favore della collettività, destinato ai soggetti in esecuzione penale, ammessi al lavoro all’esterno o in misura alternativa alla detenzione. Si è replicato in sostanza il Protocollo sottoscritto dal Comune di Reggio Calabria lo scorso 7 giugno, promosso dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Reggio Calabria Agostino Siviglia e fortemente voluto dal Sindaco Giuseppe Falcomatà. Si comincia a consolidare dunque una sinergica buona prassi in tema di giustizia riparativa, recupero e reinserimento socio-lavorativo dei soggetti provenienti dai circuiti penali, virtuosamente avviata dalla Città di Reggio Calabria. La dimensione metropolitana, che presto diverrà realtà concreta, si realizza già nell’ambito dell’esecuzione penale, tema cruciale per il nostro territorio, attraverso la scambio ed il consolidamento delle buone prassi sperimentate nell’ottica della più organica e funzionale “governance della pena”. I Protocolli interistituzionali costituiscono per vero uno strumento concreto per restringere le maglie della buona amministrazione, emarginare i poteri devianti, strutturare, giurisdizionalizzando, positivi processi di recupero e reinserimento sociale di chi ha delinquito. Il tema dell’esecuzione penale costituisce in tal senso uno straordinario viatico per l’abbattimento della recidiva del reato, il consolidamento della percezione della sicurezza sociale, la sottrazione degli autori di reati minori dalla sottocultura criminale, la concreta chance per una scelta di vita alternativa. È questa una sfida cruciale alle nostre latitudini ed appare sempre più urgente emarginare ogni forma di potere criminale, tanto deviante quanto ingannevole, attraverso risposte di legalità e di opportunità. Va da se’ che spetta al soggetto che ha delinquito ripudiare ogni forma di devianza delittuosa e rivisitare il proprio vissuto riparando alle condotte commesse, così come spetta alle istituzioni, oltre alla doverosa repressione, la strutturale implementazione di politiche culturali, sociali e lavorative che possano davvero consentire di affrancarsi dalla devianza criminale e di innescare concreti e durevoli processi di cambiamento sociale.”
Il Garante
Avv. Agostino Siviglia