Questa settimana alcune banche tra cui Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura , hanno pubblicato una serie di resoconti che analizzano la possibilità di una rottura dell’eurozona. “La crisi finanziaria dell’eurozona è entrata in una fase ancora più pericolosa; se la Banca Centrale Europea non dovesse fare quello in cui i politici hanno fallito, una rottura dell’euro sarebbe non tanto possibile, quanto probabile”. Le banche quindi non vogliono farsi trovare impreparate e stanno cercando di ipotizzare e nell’eventualità rendere effettivi, piani d’emergenza per un possibile crollo. A riportare la notizia è il New York Times, secondo cui la crisi del debito sovrano che ha minacciato di investire la stessa Germania ha portato gli investitori a mettere in dubbio il rango di principale pilastro della stabilità europea del Paese. I leader europei sostengono che non ci sia ancora bisogno di approntare un piano B, su tutti Angela Merkel, ma sta di fatto che è proprio ciò che stanno predisponendo alcune delle principali banche mondiali.
I principali istituti finanziari britannici come Royal Bank of Scotland, gli Stati Uniti e l’Asia (Hong Kong), temono un colpo duramente assestato nei confronti del mercato interbancario, con la consapevolezza che, la naturale conseguenza negativa sia il crollo del circuito del credito in generale.
a meno che il crollo del mercato interbancario non venga rapidamente affrontato. Cosa deve essere fatto quindi? La soluzione sembra essere quella della scelta del male minore rispetto ad un collasso totale del sistema finanziario dell’ Eurozona. E mentre in Italia ancora si “filosofeggia” sul pacchetto anti-crisi contenente le tanto attese misure di stabilità, equità e crescita, e i cittadini faranno i conti con tredicesime che saranno impegnate in tasse, mutui, bolli auto, canoni vari e estinzione debiti, il resto del mondo sembra allontanarsi sempre di più lasciando attorno ai circuiti di solidarietà e intervenisti creati dall’UE un vuoto disordinato e preoccupante, misto a reale e comprensibile diffidenza.
Annamaria Milici