Spettacolo “NESSUNO – un’altra Odissea” – di e con Massimo Zaccaria
montaggio video di Mattia Sabatino; con il sostegno di Ferula Ferita Azioni Teatrali, Ultimo Teatro Produzioni Incivili, Stazione di Posta – Masseria Jesce; si ringrazia per il materiale video e per la collaborazione CSC Nuvola Rossa e Co.S.Mi. (Comitato Solidarietà Migranti)
LA STORIA
In un isola del Sud, un pescatore di nome Ciccio Bozzo, ha invitato vicino alla sua barca, tutti gli abitanti dell’isola in cui vive, a far sì che possano finalmente conoscere il suo ospite, e che possa diventare l’ospite di tutti. L’ospite è nascosto in mezzo agli isolani, nessuno sa il suo nome, ma tutti sono curiosi di saperlo, ed è Ciccio Bozzo che lo spinge a far salire sulla sua barca (il palcoscenico della salvezza e della testimonianza) e fargli raccontare chi è e da dove proviene, prima di approdare nella loro isola. Quell’ospite ha un nome e si chiama Ulisse, e attraverso la barca del pescatore, che ritorna a rivivere la sua esperienza in mare, ritorna a rivivere le immagini, fatte di tormenti e di incontri, di pericoli e di morti, di guerre e di incomprensioni. Il suo racconto, viene stroncato dalla stanchezza di quel viaggio e di quei suoi ricordi, ed è così che viene riportato nella sua terra, stanco e distrutto dalle forze del mare.
NOTE
Tutte le vicende che Ulisse racconta le paragono alle vicende della nostra emigrazione, ai racconti che sentiamo da parte degli africani, degli arabi, degli asiatici, che raggiunta la nostra Isola vogliono proseguire per il Nord Europa. A quei morti del canale di Sicilia e del Mediterraneo. L’idea di questo spettacolo è nata insieme alla collaborazione del CSC Nuvola Rossa di Villa San Giovanni (RC). Conoscere la loro umanità ma soprattutto il loro operato nell’aiutare gli immigrati, mi ha fatto scattare la molla per creare questo lavoro. Tutto, è successo nel giorno in cui i ragazzi del CSC Nuvola Rossa e del Cartella hanno accolto lo sbarco dei Siriani presso la stazione di Villa San Giovanni. Osservavo i loro volti stanchi, stressati, impauriti. Le donne con i figli in braccio e gli uomini, che non avevano la forza né di ridere né di parlare, ma che mantenevano viva quella speranza di riprendere il viaggio per arrivare finalmente alle loro ultime destinazioni. Ed è proprio con questo spettacolo che voglio raccontare e paragonare il momento epico, unendo la mia riscrittura della tragedia greca con le immagini degli sbarchi di oggi. Un humus di sensazioni che si fissano prepotentemente come chiodi nella nostra memoria.